In attesa di portare in scena, per l’ultima volta, il suo celebre Re Lear, un attore anziano e disilluso si abbandona ai ricordi e alle spietate riflessioni sulla sua professione: al Teatro Strehler, dal 23 al 28 gennaio, guidato da Andrea Baracco, Glauco Mauri affronta per la prima volta il teatro tragicomico e crudele di Thomas Bernhard.
Durante la notte di Capodanno, in un’anonima hall d’albergo, il celebre attore Bernhard Minetti, ormai anziano e disilluso, attende di indossare per l’ultima volta i panni di Re Lear. Si abbandona così ai ricordi, alle riflessioni sulla propria vita, sul mestiere d’attore, sugli intriganti meccanismi del mondo teatrale, manifestando tutto il suo odio per la letteratura classica ed esprimendo giudizi spietati su una società sempre più confusa e su un teatro sempre più privo di senso…
Dall’alto di una carriera di oltre settant’anni, trascorsa tra i capolavori di Shakespeare, Beckett, Sofocle e Dostoevskij, Glauco Mauri giunge a confrontarsi con la scrittura di Thomas Bernhard.
«La scena su cui si aprono le pagine o si levano i sipari di Bernhard – spiega il regista Andrea Baracco – è quella del day after: l’esplosione è già avvenuta, è ormai lontana. Il mondo, intatto solo in apparenza, è scardinato in profondità: follia, gelo, malattia e devastazione; ruota come impazzito seguendo un’orbita indecifrabile e assurda. Il superstite, con facoltà di parola, si pone di fronte a questo caos, a questo perturbamento: tenta di decifrarlo, di contrapporglisi, persegue questo scopo con folle determinazione, pur essendo conscio che porterà soltanto alla dissoluzione fisica e mentale. L’unica possibilità di sopravvivenza sembra essere allora la ricerca della perfezione in campi che fino a poco tempo fa erano il luogo della bellezza, del senso: il teatro, la musica, la letteratura, la filosofia».
*Nella foto in evidenza: Interno Bernhard © Manuela Giusto
Fonte: Ufficio stampa Piccolo Teatro Milano