Anche a Milano verrà ricordato con una marcia di sensibilizzazione domenica 14 gennaio alle ore 14 con partenza da Piazza Castello
E’ successo ad Agri nel Salernitano il 10 dicembre 2023.
La storia dell’orrore riguarda un gattino scuoiato vivo e abbandonato sul ciglio di una strada, poi recuperato dai volontari del Canile di Cava dei Tirreni. Portato in una clinica veterinaria, ha ricevuto le cure appropriate anche se il caso è apparso subito grave. Infatti il povero gattino non ce l’ha fatta ed è morto quattro giorni dopo, con grande dispiacere e senso di sconfitta da parte dei veterinari che lo hanno curato amorevolmente (compensando con quelle cure l’atrocità di cui è stato vittima) e di coloro che lo hanno vegliato: i volontari e tutti coloro in Italia che hanno seguito la sua pietosa storia sui social.
La domenica successiva alla sua dolorosa morte si è svolto un corteo di circa 2000 persone che si sono recate nel luogo dove è stato ritrovato mentre coloro che non sono riusciti a presenziare hanno messo una candela accesa sui davanzali (e sono stati tanti in tutta Italia) in segno di solidarietà, adesione alla manifestazione e partecipazione a quelle sofferenze.
Il supplizio del gattino, chiamato Leone per la sua forza di restare attaccato alla vita, ha suscitato grande clamore nella cronaca e sui social, richiamando le autorità preposte a individuare tempestivamente il responsabile o i responsabili di un gesto così efferato (qualcuno si è spinto sino a mettere una taglia sugli autori del misfatto).
Tanti gli elementi che sono stati evidenziati sui social: la sofferenza atroce del gattino, la malvagità del gesto, la perversione di chi è capace di fare un tale gesto, la vigliaccheria e pochezza di chi se la prende con i deboli, i piccoli, i fragili, gli indifesi.
Tanti elementi che interrogano la nostra umanità nel rapporto con il creato e con gli animali, ma non solo, perché chi è capace di simili crudeltà è in grando di nuocere anche agli uomini.
Tutta la questione è stata veicolata tramite i social che hanno diffuso la notizia, lo svolgersi degli eventi, i sentimenti e le considerazioni degli utenti. Simili episodi purtroppo non sono isolati perché la cattiveria umana talvolta non ha limiti ma in questo caso i social hanno convogliato lo sdegno della gente, hanno fatto da cassa di risonanza, hanno smosso l’opinione pubblica e svegliato le coscienze.
Grazie ai social il povero gattino buono è diventato un simbolo di amore e di tenerezza per cui l’orrore, la malvagità e la crudeltà non devono avere il sopravvento.
La triste storia di Leone veicola un messaggio di amore e di rispetto, e un monito per tutti: anche gli animali, esseri senzienti e con un cuore che batte, hanno diritto di vita e sono titolari di dignità, di rispetto, di attenzione, di tutela, di coccole e …. di non far sfogare a qualche “malato” i peggiori istinti.
Non si vuole demonizzare qualcuno: il risvolto negativo espresso da alcuni utenti dei social riguarda proprio il desiderio di giustizia (forse più di vendetta) espresso sotto forma di improperi e maledizioni all’autore del grave gesto. lo sdegno va bene, anche il voler assicurare alla giustizia chi fa del male agli animali (dato che anche la legge li tutela) ma senza perdere la propria umanità.
Non deve vincere la cattiveria e la vendetta ma la dolcezza, sempre. E i social lo hanno dimostrato quando ben usati, esponendo con equilibrio le espressioni di affetto verso il piccolo Leone. Coloro che lo hanno curato hanno amorevolmente raccontato di come il gattino nei giorni della sofferenza mangiava e richiedeva coccole perché attaccato alla vita. Ha lottato ed erano strazianti le foto del suo corpicino ricoperto di bende mentre si appoggiava alla mano dei veterinari, dimostrando – almeno lui – che nutriva ancora fiducia nel genere umano nonostante quanto subito e sofferto per mano dell’uomo, e affidandosi a chi ha fatto l’impossibile per salvarlo. Commovente il dettaglio rivelato qualche giorno dopo la morte, di una gattina riottosa che – appena morto Leone – si è fermata quasi in raccoglimento davanti al suo corpicino martoriato.
Si, giustizia, ma anche prevenzione. Solo una cultura della vita (anche animale) ci può preservare in futuro da simili gesti. E i social hanno contribuito a far riflettere e a promuovere la vita.
Leone è diventato un simbolo, il suo sacrificio non è stato inutile, perché l’orrore e lo sdegno si sono trasformati in tenerezza verso gli animali in generale rivelando che, se si può amare un animaletto, a maggior ragione si può amare una persona. E nessuno deve mai soffrire per mano d’uomo: e il riferimento è evidente a omicidi, violenze, femminicidi, conflitti bellici in essere con il seguito di violenze raccapriccianti che fanno regredire di millenni la nostra tanto evoluta civiltà tecnologica.