Lungo la Via Francigena da Canterbury a Roma e poi da qui a Gerusalemme, imbarcandosi da Brindisi e allungando il percorso fino a S. Maria di Leuca de finibus terrae nel Salento.
Oggi in tarda mattinata e nel primo pomeriggio un piccolo tratto. Partenza da San Giuliano Milanese, periferia sud est di Milano e tappa a San Colombano al Lambro, l’unica enclave milanese in territorio lodigiano. San Colombano, di origine irlandese, è stato il pellegrino per eccellenza. Nel paese che ha assunto il suo nome restano le vestigia della storia nel possente Castello del Barbarossa, nell’impianto viario e nella organizzazione urbanistica. Le case sono di struttura semplice, tipiche della cultura contadina: la sala pranzo a piano terra riscaldata dalla stufa a legna, che funge anche da cucina, e la camera al piano primo riscaldata dal basso. Le colline producono pregiati vitigni, fra cui la croatina, la malvasia e la verdea, ecc. ed eccellenti varietà di ciliegie.
Il nostro viaggio prosegue verso Orio Litta, piccolo borgo di contadini e una volta di pescatori/traghettatori. Qui sorge l’imponente villa Litta Carini del XVII secolo, quasi una reggia maestosa utilizzata per la villeggiatura e l’ospitalità di personaggi di primo piano della cultura e della letteratura italiana.
E’ privata ma visitabile dal pubblico il primo lunedì di ogni mese dalle 10 alle 13 e negli altri giorni della settimana su appuntamento. Bellissima la facciata su tre piani, compreso il piano terra, con un corpo centrale alleggerito da una serie di archi (5) sostenuti da esili colonne, che costituiscono l’atrio da cui si accede all’ampio salone e ad una monumentale scala che conduce ai piani superiori.
Sul retro un notevole giardino induce la vista verso il fiume Po con un terrazzamento che rafforza la sua struttura poderosa. La strada che la costeggia conduce alla Corte S. Andrea, nel comune di Senna Lodigiana, luogo deputato all’attraversamento del fiume, ovvero al Transitum Padi, già utilizzato nel 990 dal Vescovo Sigerico per tornare da Roma a Canterbury. Una porta monumentale accoglie il visitatore che si predispone dopo essersi rifocillato alla taverna accanto, oltrepassata la porta, oggi Osteria della Corona, a trasferirsi sull’altra sponda traghettando anima e corpo. Il borgo dispone anche di un ostello riservato esclusivamente ai pellegrini e di un servizio di bike sharing, ovvero affitto di biciclette, per scorrazzare lungo gli argini del fiume. Una volta doveva pullulare di varie attività, pescatori, trasportatori, contadini, ecc. Oggi le strutture murarie degli edifici sono cadenti e si vede ovunque una certa sonnolenza forse in attesa della bella stagione. Intanto il fiume scorre maestoso e placido.
Fa un certo effetto essere catapultati qui dalla città o dal suo hinterland. E’ come se fossimo in una situazione irreale, fuori dal tempo. Ci riportano alla realtà i pochi abitanti che lavorano per recuperare il loro patrimonio in attesa che la Corte rifulga di attività e il lento incedere di un ciclista di età avanzata, Mario, che giunge da San Colombano come volesse ripercorrere i fasti antichi.