Non tutte le dittature giungono al potere con la violenza, l’imposizione o le rivoluzioni. Talune arrivano al totale comando di uno Stato in modo subdolo, lento e tenace, in punta di piedi, divulgando con atteggiamento curiale parole confortanti quali democrazia, diritti per tutti, culto dell’antifascismo, garanzia delle libertà costituzionali…
Con strategia subliminale e paziente lavoro di cesello, queste dittature conquistano e piegano al loro volere, giorno dopo giorno e nell’ovattato silenzio, ogni luogo istituzionale e di espressione sociale: dalla cultura all’ istruzione, dall’arte alla musica, dalla comunicazione all’editoria, fino alla magistratura e al racconto, ideologico quanto opportunistico, della Storia. Esse condizionano il pensiero intellettuale convincendolo che per il benessere sociale tutto debba essere declinato verso il basso, verso ciò che è più accessibile, meno impegnativo, più emotivo e popolare, fino alla banalità, esortando al pietismo generalizzato, all’assenza del merito, della qualità e delle eccellenze, con l’obbiettivo di non offendere nessuno e gratificare anche gli incapaci.
Di tutto quanto detto, con una goccia al giorno, senza sosta, un passo felpato alla volta e un disarmante egualitarismo in ogni evento, mese dopo mese, anno dopo anno, una silente dittatura ci ha anestetizzati, plagiati, “inclusivizzati”, resi convinti sognatori di eteree utopie e vacui valori, di pacifismo astratto, di puro materialismo ed effimero consumismo, di fallimentari integrazioni e di ecologismi impossibili. Il tutto nella totale assenza di spiritualità e Fede. Tale drammatica dittatura, che in Italia ha progressivamente preso possesso dei cervelli più influenzabili e condizionato generazioni di giovani dal 1968 ad oggi, lo possiamo assicurare con assoluta certezza, non è di Destra… È il ben realizzato disegno di Gramsci.