ArtSharing, giovane realtà poliedrica molto attiva nel panorama dell’arte contemporanea, ospita la mostra “Morfologie Meccaniche. Assemblage e collage” dell’artista Vanzuk dal 13 maggio al 28 giugno 2021 a Roma, a cura di Penelope Filacchione.
“Una macchina inutile che non rappresenti assolutamente nulla è il congegno ideale grazie a cui possiamo tranquillamente far rinascere la nostra fantasia, quotidianamente afflitta dalle macchine utili”. – Bruno Munari, Le macchine inutili in La Lettura 1937.
Vanzuk, con le sue “macchine” che strizzano un occhio al Dadaismo e uno ad Escher, riapre la stagione degli eventi in presenza da ArtSharing. Un’esposizione che lascerà a bocca aperta i visitatori per la particolarità delle opere esposte: macchine inutili e per questo (citando Munari) quanto mai utili, perché liberano la nostra fantasia dall’ossessione dell’utilità, del fare, del giungere, del produrre. Che siano assemblage o collage, sanno sempre stupirci con piccoli dettagli di poesia e un chiaro divertimento, senza rinunciare mai al giusto equilibrio visivo ottenuto in maniere sempre sorprendenti, a volte barocche, altre semplicissime.
Vanzuk è un ingegnere prestata all’arte, o forse sarebbe ormai meglio dire che è un’artista prestata all’ingegneria: il suo lavoro artistico (iniziato ufficialmente nel 2006) è diventato nel tempo dilagante fino ad occupare ogni angolo del suo spazio disponibile e quasi della sua vita.
I suoi collage costruiscono spesso delle geometrie impossibili – triangoli di Penrose, nastri di Moebius, prospettive distorte alla Escher – che si intrecciano fra loro nello spazio del fondo creando illusioni tridimensionali, ma nascondono anche un piccolo divertissement: ciascuno di essi contiene infatti una piccola storia dell’arte à la Vanzuk dato che i ritagli di carta – scelti con precisione maniacale – provengono in molti casi da riproduzioni di opere di artisti famosi, mescolate fra loro fino a creare delle “convivenze forzate” tra personaggi del passato che, con ogni probabilità, non si sarebbero apprezzati vicendevolmente.
Innamorata di ogni mezzo espressivo, dalla grafica alla fotografia e alla produzione digitale, Vanzuk si dedica al collage di qualunque tipo: come è scritto nel suo sito web, utilizza “prevalentemente carte, ma anche stoffa, foglie, cozze, vongole e materiali diversi”. All’interno della mostra sarà possibile ammirare una serie di sculture in assemblage nelle quali ingranaggi, oggetti e cinghie costruiscono un discorso visivo di volta in volta sontuosamente barocco o di semplicità minimale. In mostra anche una foto ritratto dell’artista realizzato da Ilaria Di Giustili.
Collegamenti, connessioni, rondelle, ingranaggi d’orologio, piccola ferramenta, object trouvé, hanno tutti il loro scopo e sono congiunti tra loro con precisione artigianale, rendendo assolutamente plausibile l’illusione che tutto ciò possa mettersi in moto da un momento all’altro: dunque non vere e proprie macchine funzionanti, ma meccanismi visivi che avviano associazioni di idee e rimandi su rimandi, per poi liberarsi nella nostra fantasia.
Morfologie meccaniche, vere e proprie anatomie che analizzano struttura e forma dei processi logici, i quali rispondono sempre a delle interazioni basiche che risultano tanto difficili da intuire quanto sorprendentemente ovvie una volta svelate. Se però ci fermiamo ad osservare con attenzione ogni opera, queste nascondono un lirismo di fondo, molto ben dissimulato: è così che sotto il ready made, le prospettive oniriche e gli accenti a volte pop scopriamo un’anima da Saint-Exupery; non è un caso che Vanzuk abbia dedicato molto del suo lavoro all’illustrazione di fiabe e libri di poesia, di cui si troverà qualcosa in mostra.
Come dichiarato nel “manifesto”, ArtSharing nasce nel 2018 da un progetto di partecipazione e di collaborazione: galleria d’arte e associazione culturale, offre uno spazio di incontro tra artisti e tra artisti e pubblico, proponendosi di interagire aprendosi alle proposte del territorio e dando spazio anche a progetti inusuali o di artisti emergenti.
A questo scopo organizza conferenze e incontri tra artisti e pubblico durante l’intero arco dell’anno. ArtSharing nasce anche con l’idea di offrire un punto di appoggio ad artisti non romani o non italiani che siano presenti in città per la partecipazione ad un progetto e che non abbiano uno spazio dove realizzare il proprio lavoro. L’obiettivo è la creazione di una rete solidale con gallerie e laboratori sparsi in altri luoghi del mondo. Inoltre, in linea con la filosofia della sua fondatrice – la storica dell’arte Penelope Filacchione – ArtSharing ha tra gli obiettivi statutari la promozione del turismo culturale.
Come galleria-associazione ArtSharing offre le proprie competenze ai giovanissimi, proponendo percorsi di alternanza scuola lavoro per gli studenti di liceo, in particolare per i futuri giovani artisti o imprenditori nel mondo dell’arte, affinché possano sperimentare il dietro le quinte di una galleria. La fondatrice e attuale legale rappresentante di ArtSharing è Penelope Filacchione.
Elena Spirito, in arte Vanzuk, nasce a Genova nel 1968 dove risiede fino all’età di 25 anni. Dopo aver completato gli studi in ingegneria si trasferisce a Roma, città in cui attualmente vive. Appassionata di arte e di fotografia fin dall’adolescenza, si avvicina alla tecnica del collage, da autodidatta, a partire dal 2005. I suoi primi collage sono ispirati al concetto di equilibrio instabile che rappresenta mediante figure in movimento impegnate in esercizi improbabili. Realizza nel contempo alcune copertine di libri, mescolando il collage materico con la tecnica digitale acquisita attraverso la sperimentazione nel campo della fotografia. Attraversa quindi il periodo romantico e successivamente il periodo giapponese in cui raffigura sagome di dame a grandezza naturale avvolte in abiti colorati con intarsi dorati, costruiti mescolando carte e materiali di tipo diverso, spesso di recupero. Alla continua ricerca di nuovi stimoli si affaccia quindi al mondo dell’arte da indossare creando gioielli di carta immersi in resina, da portare come ciondoli, orecchini, anelli o spille, partecipando ad alcune mostre. Il collage la porta a sperimentare la terza dimensione con la realizzazione di animali che vanno a popolare il suo universo onirico e sculture che assumono nuova vita a partire da materiali di recupero. Sempre attratta da viti, bulloni e circuiti, realizza sculture e collage in stile steampunk. In campo fotografico sperimenta invece il mondo della fotografia digitale, creando universi paralleli e partecipando con i suoi lavori ad alcune mostre. In questo momento artistico crea opere dalle geometrie impossibili in cui l’astratto si mescola al figurativo in un connubio misteriosamente armonico.
Fonte: Ufficio stampa CULTURALIA di Norma Waltmann