L’idea di riqualificare il Lambro, fiume più inquinato d’Italia fino a qualche anno fa a causa degli scarichi industriali selvaggi che vi si riversavano, non è certo nuova.
Già da molto tempo si sono poste in essere politiche per riportare il fiume se non proprio allo stato originario di preziosa fonte di approvvigionamento idrico per la città di Milano e dintorni, quanto meno per evitare di farne un veicolo di inquinamento delle falde acquifere e dei territori che incontra lungo il suo corso.
Battaglie ne sono state fatte per ripulire il fiume dagli scarichi abusivi. Battaglie nelle quali le associazioni di volontariato e di protezione ambientale, nonché quelle costituite ad hoc per la salvaguardia di questo corso d’acqua, hanno spesso trovato sponda nelle istituzioni locali che, con molto impegno, hanno riportato notevoli risultati nel tempo.
Se il Lambro non è ancora quel fiume dove scorrono limpide le acque nelle quali poter pescare o bagnarsi senza problemi di sorta, è vero però che non più quella discarica a cielo aperto che era stata per così tanti anni.
In tutto ciò è sicuramente pesata la crescente deindustrializzazione del territorio lombardo ma, e soprattutto, l’impegno di chi questo fiume ha cercato di proteggerlo e dei controlli degli enti preposti che, con la nuova coscienza ambientalista sviluppatasi a tutti i livelli, non si sono risparmiati nell’opera di prevenzione e di repressione degli abusi.
Già qualche anno addietro la notizia che a nord della città di Milano erano ricomparsi i gamberetti bianchi nel fiume aveva destato entusiasmi e nuovo vigore nella richiesta di estendere anche al tratto che attraversa la città la medesima politica di tutela applicata nel tratto precedente.
E qualcosa si è fatto e fa ben sperare. La creazione del progetto ReLambro, volto alla riqualificazione del tratto che insiste sulla periferia a nord est del capoluogo lombardo, ne è un esempio concreto.
La restituzione alla naturalità di ampie aree golenali, il rafforzamento del sistema di siepi e filari dei canali e la riorganizzazione delle funzioni pubbliche e fruitive in zone oggi a rischio esondazione, sono al centro del progetto. Un progetto che ha coinvolto il Comune di Milano, l’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale della Media Valle del Lambro, il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano, Legambiente Lombardia e, in veste di finanziatore, la Fondazione Cariplo.
ReLambro è un progetto strategico incentrato su un principio di rigenerazione urbana pervasivo che si attua attraverso una strategia di investimenti distribuiti nel tempo e si propone di riconsegnare al fiume un ruolo centrale in tutte le città attraversate, rafforzando la funzione ecologica e integrandola con le funzioni urbane.
Nato all’interno del Contratto di Fiume, un accordo tra i soggetti che hanno la responsabilità nella gestione e nell’uso delle acque, nella pianificazione del territorio e nella tutela dell’ambiente, ReLambro presenta il suo progetto il 26 giugno, alle 12.30, a Palazzo Marino a Milano.
Introdotta da Alessandro Fede Pellone (Presidente ERSAF) e moderata da Giovanni Dapri (Associazione Grande Parco Forlanini), la conferenza vedrà l’intervento di Andrea Arcidiacono e Antonio Longo (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano), di Pierfrancesco Maran (Assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano), di Marialuisa Ravarini (Assessora all’Ambiente del Comune di Melegnano), di Paolo Micheli (Sindaco del Comune di Segrate), di Chiara Papetti (Assessore all’Ecologia del Comune di San Donato Milanese), di Caterina Molinari (Sindaco del Comune di Peschiera Borromeo), di Damiano Di Simine (Responsabile Scientifico di Legambiente Lombardia) e di Riccardo Gini (Direttore Parco Nord).
Fonte: Ufficio Comunicazione Comune di Melegnano