Alla Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 43), dall’8 marzo al 28 aprile 2019, una mostra all’insegnadella natura, del viaggio e della scoperta. Costituite da carte ripiegate su se stesse e porzioni di vita vissuta, le opere di Amanda Chiarucci sono diari senza parole, sculture silenziose che, come organismi viventi, si evolvono e si trasformano. Curata da Matteo Galbiati, l’esposizione sarà inaugurata venerdì 8 marzo alle ore 18.00, alla presenza dell’artista.
Il titolo della personale – “Rubedo” – allude al compimento ultimo del processo di trasformazione alchemica, in cuil’anima si eleva al di sopra della materia. Amanda Chiarucci compie la sua alchimia utilizzando il mezzo espressivo dell’arte come transfer per la sua trasformazione interiore, ricongiungendo spirito e materia, natura e umanità, microcosmo e macrocosmo. Attraverso l’arte sublima la Natura, sotto la spinta ardente dello Spirito (Rubedo).
In mostra, una decina di opere realizzate dal 2016 al 2019 con la tecnica dell’Origami Modulare Tridimensionale,insieme scultoreo di moduli identici che vanno a costruire paesaggi e a tessere forme organiche. Nello specifico, il linguaggio scelto dall’artista è quello del Golden Venture, che si contraddistingue per un tipo di modulo a forma di triangolo rettangolo, ideale per la costruzione geometrica di montagne e strutture sinuose protese verso l’alto.
Il nome di questa tecnica proviene dalla storia di una nave, la Golden Venture, che nel 1993 naufragò davanti alla Rockaway Beach, a pochi chilometri da Manhattan, portando all’incarcerazione di centinaia di migranti di origine cinese. All’interno del penitenziario, i detenuti realizzarono oltre 10.000 sculture con la tecnica dell’Origami Modulare Tridimensionale, utilizzando riviste, carta millimetrata, carta igienica e colla. Esposte e vendute, queste opere hanno contribuito nel tempo a sostenere la loro causa.
In questa storia di immigrazione, Amanda Chiarucci riconosce parte della propria vita in quanto tante persone della sua famiglia, alla ricerca di felicità o fortuna, si sono spostate da un capo all’altro della Terra, rischiando tutto.
Un linguaggio, quello del Golden Venture, che consente all’artista di decodificare, attraverso processi di costruzione e stratificazione, ciò che non può essere percepito realmente, ovvero il tempo, il pensiero e il desiderio. Essi rimangono nella dimensione dell’invisibile, ma contengono una potente energia che Amanda Chiarucci registra, frammento dopo frammento, in una continua tensione verso l’alto che si esplica in talee, utopiche mappe del desiderio, altorilievi geografici modulati dall’impulso di esplorare il paesaggio (conosciuto e sconosciuto) e da un sentimento interiore di amore e rispetto verso la Natura e ogni forma di vita.
Fonte: CSArt, comunicazione per l’arte.