La vita travagliata del circolo cittadino del PD a San Giuliano Milanese sembra sia giunta ad un approdo sicuro, accolta dopo la tempesta di questi anni nel porto che ha offerto Barbara Lunghi. Niente chiusura di porti, quindi. Anzi massima apertura a tutte le componenti del partito ha promesso il neo segretario nel suo documento programmatico che ha accompagnato il congresso cittadino del PD. Un partito che come PCI, comunista, aveva dominato a livello locale il periodo post bellico. Una piccola Stalingrado d’Italia, del sud est milanese, rispetto all’altra grande città a nord di Milano, Sesto San Giovanni, dove la classe operaia con le grandi industrie, Pirelli, Breda, Italtrafo, ecc. raggiungeva la maggioranza elettorale senza alcuna alleanza. Poi il governo con il PSI e il Sessantotto, il primo scossone. La crisi economica e l’avanzata del terziario, una nuova struttura sociale, professionale e politica, lo strappo con l’URSS prima e la Russia poi, l’avviamento verso una concezione riformista e democratica, i primi scricchiolii e il cambio nome, i DS, il PDS, l’avventura dell’Ulivo prodiano e la crisi. La gestione fallimentare della azienda municipalizzata getta nel malumore i cittadini, ci si divide, viene abbozzata una certa reazione con delle espulsioni, arriva il commissario politico nel partito, poi il commissario prefettizio in Comune per la caduta della giunta. Ci si rialza, nonostante tutto, poi la ricaduta, la sconfitta storica alle ultime elezioni amministrative: il centrodestra espugna la fortezza Bastiani. Il partito è lacerato. Si fa fatica a riprendersi dal colpo subito, perché non tutti sono concordi con il candidato sindaco proposto, già sindaco uscente. Ancora un commissario politico mandato in soccorso dalla Federazione Milanese, Paolo Razzano, 7 mesi fa. L’attività politica si annulla, il partito non riesce neppure a organizzare la Festa dell’Unità, vanto una volta del glorioso Partito Comunista. Le componenti del partito sono attraversate da un solco. Si fa fatica a ricucire, a ritessere una tela che continuamente si scuce. Si capisce che c’è bisogno di un volto nuovo, una giovane donna che si è avvicinata alla politica con l’avvento di Renzi segretario. Partecipa a tutte le iniziative, risolleva il partito. E’ lei la candidata naturale: Barbara Lunghi, nata a Milano nel 1981 e cresciuta tra San Giuliano e piazzale Corvetto con la nonna paterna, ingegnere aerospaziale, progettista e project manager nell’azienda di famiglia che si occupa di costruzione e assistenza di macchine automatiche per il confezionamento. Ma non tutti la sostengono. Si organizza una lista più legata alla tradizione e si contrappone a lei. Il congresso chiama a raccolta gli iscritti che partecipano in massa e convintamente prima al dibattito congressuale e poi al voto: 57 votanti su 63 iscritti, dimezzati rispetto all’anno precedente. Barbara Lunghi ce la fa con il 70% dei voti a suo favore. ‘Sono soddisfatta – confessa – per il risultato. Capisco dalla partecipazione ampia e dalla prevalenza netta del risultato a me favorevole quanto gli iscritti si aspettino da me. Un cambio di passo rispetto al passato. Una nuova stagione politica di azione politica fra i cittadini e a sostegno della nostra rappresentanza consigliare. Spero di non deluderli. Ce la metterò tutta per costruire l’alternativa e ritornare alla guida del Comune’. I nostri auguri al neo-segretario non sono rituali. Il Partito ne ha bisogno e anche il paese.
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