L’esperimento rivoluzionario di Unidad Popular e del Presidente Salvador Allende viene represso nel sangue dal golpe militare promosso dal generale Augusto Pinochet. Era l’11 settembre del 1973.
Fu un avvenimento drammatico per tutti coloro che in Cile e nel mondo speravano nella possibilità di imprimere un corso politico più aderente agli interessi delle classi subalterne, operai e campesinos, per la via istituzionale.
Di quella esperienza nutrita di musica gioiosa e arte meravigliosa, espressa soprattutto nei murales multicolori, il film di Nanni Moretti ‘Santiago, Italia’ si propone di rendere conto nella memoria di chi ha vissuto come vittima la repressione militare. Giornalisti, operatori del cinema e del teatro, artisti, musicisti, imprenditori, operai e tanti altri sono chiamati dal regista a rievocare, non senza commozione, quel passaggio dalla gioia e dalla felicità alla terribile metamorfosi nel dolore, fatto di torture, sparizioni ed esecuzioni senza processo. Era sufficiente aver esercitato un ruolo nell’esperienza politica precedente per incappare nelle maglie dei militari. Molti si diedero alla fuga e trovarono ospitalità nelle ambasciate e in quella italiana in particolare. Da lì seguirono la strada dell’esilio nel nostro paese, sempre ‘con le valigie pronte’ come se dovessero ritornare dopo il passaggio dell’uragano. Qui furono accolti come fratelli di lotta che avevano tentato la via dell’emancipazione a cui si era opposto il potere ottuso delle classi oligarchiche aiutate dall’America, che sostenne con tutti i mezzi militari e finanziari il tentativo, riuscito, di rovesciare un regime contagioso, che poteva essere imitato.
La ferocia della repressione non risparmiò neppure il palazzo presidenziale, la Moneda, e il suo legittimo inquilino che con l’elmo in testa e l’arma in mano si oppose fisicamente ai bombardamenti.
Partendo dai documenti dell’epoca, Nanni Moretti lascia parlare i protagonisti e anche alcuni esponenti dei militari che sono al riguardo reticenti.
‘Non sono al di sopra delle parti’ chiarisce Moretti al colonnello condannato per aver esercitato violenza nei confronti dei militanti comunisti e socialisti torturati e seviziati. Il legame solidaristico, visto con gli occhi di oggi e in relazione alle vicende attuali, si è un po’ allentato.
In fondo Moretti, indirettamente, si interroga su come siamo cambiati dall’atteggiamento di accoglienza al respingimento nei confronti dei profughi e sul fatto che non si deve mai dare per scontato l’esercizio dei diritti e della democrazia. Durata 80 minuti, 2018.