Un teatro ricolmo di personalità politiche e cittadini curiosi o sostenitori del Marco Minniti Ministro degli Interni per 16 mesi, lo scorso 3 dicembre a Milano: ‘In meno di due anni uno può dire che arriva e non si rende neppure conto di quello che deve fare. Io no. Avevo in mente la gravità della situazione, anche se non considero le migrazioni come un’emergenza. L’umanità si è sempre spostata verso nuovi lidi e nuove terre per sopravvivenza, quindi le migrazioni sono connesse alla storia dell’umanità. Solo che bisogna regolarle. L’immigrazione non regolata mette in crisi la democrazia!’
Questa frase riecheggia l’attività ministeriale di Marco Minniti, quando come ha ricordato il direttore del Corriere della Sera, Antonio Fontana, in 36 ore sbarcarono in Italia 13 mila migranti e al ministro, volato in America, non restò altro da fare che invertire immediatamente la rotta e ritornare per stare insieme agli operatori della Protezione Civile, ai volontari, ai sindaci per fare fronte alla situazione davvero drammatica, ma ‘senza fare polemiche e senza ergere muri o bloccare le navi come fa ora il titolare degli Interni, quel Matteo Salvini che sulle migrazioni ha costruito la sua fortuna’.
Il dibattito condotto sapientemente da Sarah Varetto del tg Sky si snoda sui temi più attuali e sull’esperienza di questi due anni da ministro di Minniti, una specie di analisi da mettere a frutto per le prossime mosse, dato che ha scelto di misurarsi come segretario del PD.
Claudia Mancina politologa affronta i nodi sociali e politici della nostra Italia, concordando che la sicurezza è libertà e si debbano coniugare i valori da una parte e i consensi dall’altra.
Don Luca Bressan, citando Foucault di ‘Sorvegliare e punire’, richiama la necessità del cambiamento per tutti e la Chiesa lo sta già facendo.
Marco Bentivogli dei metalmeccanici CISL ricorda la crisi delle agenzie formative, scuole, oratori, ecc. a cui rispondere con il senso di responsabilità e di apertura al mondo. La globalizzazione ha risolto molti problemi ma ha avuto ricadute negative nei singoli stati. Non esiste che ognuno faccia da sé. I problemi sono globalizzati e serve un’Europa che faccia fronte alle sfide che coinvolgono la società moderna.
Marco Minniti parte dalla percezione della paura e dell’insicurezza: ‘Non serve dire che noi abbiamo fatto bene e che non siamo riusciti a comunicarlo. E neppure al cittadino che vive nelle periferie degradate snocciolare i dati della diminuzione dei reati. Occorre invece ritornare a parlare con la gente, rassicurarla, vincere il pregiudizio che sicurezza e identità siano parole d’ordine della destra’. E allo stesso tempo mette in guardia dai pericoli per l’Europa rappresentati dal populismo e dal sovranismo. Serve una nuova Europa, gli Stati Uniti d’Europa, e il pensiero corre ad Altero Spinelli, al suo Manifesto di Ventotene, ma anche allo storico olandese Huizinga, attualissimo, in quella sua premonizione fra le due guerre quando scrive ‘In the Shadow of Tomorrow’ (Nell’ombra del domani), sbrigativamente tradotto con ‘La Crisi della civiltà’. Visioni e sogni, di questo abbiamo bisogno. ‘Si può sognare ad occhi chiusi e ad occhi aperti. Chi sogna ad occhi aperti è pericoloso perché tende con la sua azione a realizzare quei sogni. Proviamoci anche noi!’
Marco Minniti, ‘Sicurezza è libertà. Terrorismo e immigrazione contro la fabbrica della paura’, Rizzoli Editore, Milano, ottobre 2018, pp. 221, € 19,00.