In queste settimane, come ogni anno nello stesso periodo, viene sollevata la polemica se sia meglio il presepe o l’albero di Natale.
Nulla da dire sull’albero di Natale, come occasione per dare un tocco festoso alla casa, nonostante il rischio della distruzione di abeti e pini.
Purtroppo però l’albero è diventato il simbolo del consumismo: ci sono luci, addobbi, stelle ma manca il Bambino Gesù. E’ il luogo sotto il quale mettere i doni che vengono sempre più richiesti dai piccoli in modo pretenzioso – quasi pattuiti con i genitori in un’ottica di “ragioneria del regalo” ad evitare il rischio di doppioni – e perdono quel mistero o quel senso di gratuità e di sorpresa che invece va recuperato con la saggezza della tradizione in quanto rappresenta il significato del Natale: l’arrivo di Gesù Bambino quale dono trascendentale, gratuito e superiore ai meriti personali.
E Natale è proprio la celebrazione di Dio che si fa bambino nella povertà e nell’umiltà. La festa e la gioia del Natale nascono perché Dio si è fatto uomo per salvare e per dare a tutti la speranza di vita eterna e di vita quaggiù confortata dalla fraternità. Per questo il presepe non va bandito dalle nostre case dato che rappresenta il racconto di una verità, bensì va allestito come invito a pensare e a pregare insieme a tutta la famiglia.
La sua preparazione con la collaborazione di tutta la famiglia favorisce l’interesse e la gioia dei più piccoli invitando gli adulti a spiegare quanto è grande l’amore di Dio per ogni persona. Il presepe racconta l’incontro del divino con l’umano, il bisogno che l’uomo ha di Dio, la sete d’amore, di gioia, di speranza presente in ciascuno che supera la solitudine, la tristezza, il conflitto che ci si porta dentro.
Per questo il presepe è sempre attuale e rappresenta un messaggio di pace, di speranza, d’amore, che – lungi da turbare gli appartenenti ad altre culture – riesce a parlare al cuore di tutti. Nel presepe il divino è rappresentato dalla sacra famiglia, con il tradizionale bue e asinello e la mangiatoia (praesepium) che dà il nome al tutto con sullo sfondo gli angeli che inneggiano alla gloria di Dio. A loro si aggiungono nell’allestimento tutta una serie di personaggi (pastori, magi, commercianti, artigiani, avventori di locande…) che rappresentano nel suo insieme l’umanità redenta dal Salvatore.
In tal senso pare inopportuno chi – con la scusa di innovare – vuole strumentalizzare il presepe inserendo statuette di personaggi dello spettacolo, della politica, del gossip. Il presepe è il luogo di una umanità varia e senza etichetta, fama o visibilità, cioè di gente normale, umile, semplice che forse non finirà mai in televisione ma ha ugualmente una vita piena, intensa, degna di essere vissuta con le sue emozioni, fatiche, speranze, attese. Insomma non si tratta di soprammobili inutili ma di soggetti dai significati profondi.
Come si vede non mancano i motivi di riflessione e di meditazione davanti al presepe. Così è opportuno che nel periodo d’Avvento esso diventi il centro della casa (soppiantando la televisione) e occasione per un saluto, un pensiero, una poesia al Bambino Gesù. E, nel caso di manifestazioni natalizie quali presepi viventi o presepi artistici organizzati da parrocchie, pro loco, enti locali, associazione culturali, ecc., – è bello che esso venga vissuto quale segno di festa e di incontro di persone care.