Nell’ambito della Festa in Città 2018, a San Giuliano Milanese, dal titolo impegnativo “Voglio tutto! La bellezza della libertà”, è stato presentato sabato 6 ottobre u.s. nella Chiesa Maria Vergine Donna Nuova in frazione di Zivido lo spettacolo teatrale ‘U Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi’. Un monologo scritto, diretto e interpretato da Christian Di Domenico.
Don Puglisi, parrinu, nel senso di prete in dialetto siciliano, è stato un prete sentinella del disagio sociale e ha inteso svolgere la sua missione a partire dai ragazzi, nel convincerli che a chiedere scusa non c’è niente di male se si è nel torto, anzi si dimostra di essere forti. Questa semplice constatazione e atto di umiltà ha assunto in Sicilia il significato di ribellione alla tradizione, agli usi e costumi di una criminalità violenta che usa il terrore e l’omicidio per affermare la sua logica mafiosa.
Don Puglisi ha fatto dell’amore la sua legge, un sentimento così grande che non poteva essere contenuto in un rapporto di matrimonio, sia pure con il conforto dei figli. Così rispose ad una domanda ingenua e allo stesso tempo impertinente di Christian, ragazzino, finito alle colonie estive in Sicilia, mandato dalla madre insieme al fratello dopo l’ennesimo litigio con il marito, che avrebbe portato alla separazione. Dal rapporto che seguì con don Puglisi ne nacque una sfida continua con un mondo, quello siciliano, e i suoi coetanei che deridevano i settentrionali e le loro modalità, ritenendosi superiore in tutto, nel cibo, nella sfida e nella sfacciataggine, nel coraggio soprattutto di gettarsi dallo scoglio più alto con un tuffo che doveva centrare l’unica pozza nel mare sottostante circondata dagli scogli. Una sfida con cui Christian accetta di misurarsi più volte, senza comprenderne esattamente il significato. Intanto il rapporto con don Puglisi matura giorno per giorno. Va a trovarlo a casa, è colpito dalla sua semplicità e dalla sua cultura. Ovunque libri, sparsi sul letto, sul tavolo, sulla scrivania. Soprattutto Christian era colpito dalla sua capacità di ascoltare i giovani, le loro confessioni, i loro pensieri sul lavoro e sulla sua mancanza, sulla droga, sul calcio, su qualunque cosa fosse di loro interesse.
Il suo apostolato lo svolge al Brancaccio, un quartiere malfamato di Palermo, dove i ragazzi e i giovani sono facili prede della criminalità organizzata. Educa alla legalità e aiuta i ragazzi sbandati del quartiere. Li convince che la redenzione è possibile, che la mafia non è la strada da percorrere perché conduce in un vicolo cieco.
Ha successo, i giovani lo seguono, così don Puglisi ha segnato la sua condanna a morte. Che viene eseguita il 15 settembre 1993, nella ricorrenza del suo 56mo compleanno.
Christian nella ricorrenza del ventesimo scioglie il suo voto segreto. Deve raccontare quella vita, la sua esperienza con lui e scrive il testo teatrale, si mette a rappresentarlo e gira l’Italia, già 450 le repliche. Christian racconta e si racconta, è parte della storia, non regge e alla fine si commuove.
Grande rappresentazione nella variazione dei toni, nell’uso disinvolto del linguaggio, ora l’italiano, ora il dialetto siciliano, quello tra il malavitoso e lo spocchioso, divenuto comune, assume pose ed espressioni diverse, è un guitto, un attore che si sdoppia quando racconta la sua vita intrecciata a quella di don Pugliesi. La chiesa resta in silenzio, il pubblico di fedeli e non segue le sue mirabolanti espressioni e pose diverse, alla fine si commuove con lui, apprezzando il suo lavoro con uno scrosciante applauso liberatorio.