Il fenomeno migratorio dei giovani dal Sud al Nord d’Italia continua inesorabile, pur con modalità e condizioni diverse da quanto avveniva negli anni Cinquanta e Sessanta.
Negli ultimi anni, anzi, tale fenomeno si è notevolmente espanso, rendendo il Nord, e Milano in particolare, un punto di approdo per studenti universitari, laureati specializzandi, operai e impiegati in cerca di una sistemazione lavorativa nei settori più vivi dell’economia del Paese.
Tanti giovani, infatti, guardano ancora al Nord Italia con interesse per le maggiori prospettive formative e professionali che offre, e lo eleggono come residenza per trascorrere un periodo breve o lungo, quando non permanente, della vita. Per questo vi si trasferiscono, a volte con il corteggio di amici e familiari, che – cogliendo le accresciute opportunità di trasporto – gratificano con frequenti visite i “nuovi emigranti”.
Infatti, oltre alla facilità di spostamento (dovuta a comodità di aerei e treni, riduzione di costi per competitività economica), tale mobilità è favorita da una maggiore comunicazione con la famiglia o con gli amici al paese (grazie a internet, cellulari, posta elettronica, whatsapp, social) per un contatto costante e frequente che accorcia le distanze, e dallo sviluppo di relazioni amicali e affettive nell’ambito dei contesti lavorativi o del tempo libero per sfuggire la solitudine.
Sono altresì da considerare le maggiori possibilità di studio per la presenza dei migliori atenei dotati di una ampia offerta formativa e l’esistenza di diverse tipologie di aziende e di terziario avanzato. Questa nuova emigrazione, quindi, si caratterizza per lo più come “intellettuale”.
L’ampiezza delle proposte per il tempo libero nelle grandi città consente, inoltre, di avvalersi di grandi opportunità culturali: teatri, attività sportive, concerti, che non sarebbero agevolmente usufruibili nelle cittadine di origine.
Ai vantaggi si affiancano i rischi e le difficoltà legate all’inserimento nella grande metropoli. Chi proviene da una città più a misura d’uomo non sempre ha la fortuna di trovare strutture intermedie tra la famiglia e l’azienda capaci di favorire un maggior adattamento alla vita frenetica della città e un ambientamento a usi e costumi nuovi.
La vita nei collegi o in appartamenti condivisi con altri e la frequentazione con colleghi fuori sede della stessa zona di origine può aiutare in tal senso.
Un altro problema è costituito dall’elevato costo della vita nella grande città, incompatibile con stipendi di prima assunzione. Una vita sobria, caratterizzata da qualche piccolo sacrificio, con limitazioni soprattutto nel campo del tempo libero, consente tuttavia di far fronte alle notevoli spese costituite dall’elevato costo degli affitti e dalla gestione della casa.
C’è da dire che frequentemente è presente una buona abitudine nei fuori sede: quella cioè di “agganciarsi” ad un ambiente associativo per ritrovare quel contesto lasciato a casa. Pur con alcune inevitabili differenze negli orari e nella gestione delle attività, tali ambienti riescono a ricreare una comunità simile a quella lasciata a casa in termini di valori, di amicizie, di solidarietà per affrontare con più fiducia ed entusiasmo i disagi, le stanchezze, i sacrifici, che lo sradicamento dal proprio paese può provocare.
Foto in evidenza: La Stazione Centrale di Milano