La Pan Russia vorrà estendere i suoi confini nel ventre dell’Europa. E attenzione alla “disinformazia”
Cosa accadrà all’Europa quando, prima o poi, giungeremo al termine del confronto bellico fra Russia e Ucraina? Se ne è parlato il 29 maggio nella suggestiva Sede dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, dove il Presidente Mario Scavone ha ricordato che fu la prima Associazione Marinai e nacque proprio a Milano nel 1911. Successivamente i relatori Mons. Francesco Braschi, docente in Università Cattolica, e il prof. Federico Borgonovo, moderati dal Presidente di “Sinergie” Gen. Francesco Cosimato, hanno prospettato un futuro di perplessità e incognite sul dopo conflitto tra Ucraina e Federazione Russa. Volendone fare un titolo da redazione, il pensiero di Mons. Braschi potrebbe essere sintetizzato in: “se un tempo i russi volevano farci tutti comunisti, ora voglio farci tutti cristiano-ortodossi”. Il presule ha infatti portato l’attenzione sul fatto che le ambizioni della Russia non si limitano ad una richiesta prettamente territoriale a spese dell’Ucraina. Ma molto di più. Si tratta della volontà di una riappropriazione identitaria, di tipo storico e religioso che la Federazione Russa esige in nome della antica “Russ”, la quale aveva la sua centralità in Kiev. Braschi ha inoltre spiegato per quale motivo Putin non ha definito “guerra” ma “operazione speciale” lo scontro con l’Ucraina. “È come se da noi il Veneto o il Friuli volessero una totale indipendenza e mettessimo in atto forze militari per impedirlo. La chiameremmo guerra? No, sarebbe solo una questione interna, di sovranità nazionale”. E la Russia di Putin non vuole solo la materia della “Russ” di mille anni fa, bensì anche l’anima: la mentalità, le tradizioni, la lingua e la religione ortodossa.
Motivo per cui il Patriarca Kirill ha benedetto questa operazione. Il vero pericolo nasce dal fatto che lo stato Russo unito non è l’area della attuale Federazione Russa, ma un’area molto più ampia. Quella che, dal primo congresso panrusso del maggio 1993, si intende ricreare in nome della Santa Madre Russia: un immenso stato euroasiatico, multietnico, con tradizione, storia, valori spirituali e purezza culturale unificante delle Tre Russie, che siano “Katechon”, ovvero ciò che frena l’avanzata dell’Anticristo occidentale. È la lotta contro lo pseudopaganesimo della blasfemia e della corruzione dei costumi da cui sono infette l’Europa e l’Occidente tutto. Missione che include anche il sacrificio e il martirio. Inoltre, come dichiarato dalle riunioni del Congresso Panrusso, “ogni e qualsiasi organizzazione in antitesi con l’espansione della Santa Madre Russia (leggasi NATO) dovrà essere distrutta”. D’altra parte, conclude Braschi, “proprio i Tartari hanno trasmesso ai russi la sindrome dell’accerchiamento, del timore di essere invasi dall’esterno”.
Federico Borgonovo, esperto in analisi del terrorismo, mette in guardia sulla disinformazione russa, quella che riesce a dividerci. Non tanto i media costituiti da video e carta stampata, quanto i “social media” possono essere facilmente e opportunamente manovrati dalla “disinformazia”. Ma anche la nostra “tifoseria” per l’Ucraina, alla quale inviamo armi e conforti bellici, potrebbe generare attentati russi in territorio italiano. Una minaccia che, se anche dovesse concretizzarsi, non andrebbe comunque a colpire la popolazione inerme in strade, locali o teatri, ma depositi militari, caserme, magazzini della difesa o personaggi politici che abbiano spessore nel campo decisionale degli aiuti a Kiev. Borgonovo si è inoltre soffermato sulla composita formazione del tanto discusso battaglione “Azov”. “Si tratta di molti nostalgici del nazismo, ai quali si sono aggiunti galeotti ed ergastolani disposti a combattere in cambio della libertà. Gente violenta, senza scrupoli”. Formazione militare che è bilanciata dalla russa “Wagner”, anch’essa composta da fanatici politici ed ergastolani disposti ad ogni atrocità. Borgonovo ha inoltre portato il “focus” sulla partecipazione di volontari italiani in entrambi questi schieramenti. Sono complessivamente una sessantina, ma si dice preoccupato per ciò che essi possono istigare o provocare una volta tornati in Patria. L’esperto conclude dicendo che la Russia ha la possibilità, ma anche l’intenzione, di utilizzare il conflitto israelo-palestinese per seminare disordine. Noi italiani abbiamo però un vantaggio: la stima e il prestigio meritati dall’Italia durante le operazioni di peace keeping e peace enforcement nei Paesi africani e medio orientali, danno credito nei nostri rapporti con i popoli del Sud del mondo.