Dispiace assistere alle polemiche politiche riguardo alle questioni di sicurezza fra il sindaco di San Giuliano che esalta l’operazione delle Forze dell’Ordine di arresto di cinque extracomunitari e la sinistra che vede nell’uso del linguaggio usato dal primo cittadino una forma di razzismo e un incitamento all’odio razziale.
Un argomento, quello della sicurezza, che non può e non deve essere divisivo. La sicurezza è un bene primario che condiziona la vita sociale dei cittadini. Per questo dovrebbe stare a cuore a tutti.
E’ vero che certi toni rimarcano degli aspetti incresciosi per una società avanzata come la nostra che dovrebbe fare della inclusione sociale la sua battaglia ideale e pratica. Se è vero che in Italia abitano da tempo più di 500 mila stranieri senza permesso, il dramma nasce da lì, da quei dati. E’ il caso di utilizzare i decreti flussi per assorbire questa massa enorme di manovra degli invisibili, che non hanno diritto a nulla di regolare, né al lavoro, né ad una casa, né ad una famiglia, né alla salute, né ai diritti civili e conseguentemente ai doveri che comporta l’essere cittadini. Un problema enorme di cui si devono far carico i parlamentari di tutti i partiti. Non si può giocare con la vita degli altri, qualunque sia la loro provenienza geografica.
E allora espelliamoli! Ma non ne siamo capaci, troppi problemi, troppi costi, difficoltà di riaccoglienza nei paesi di provenienza, non sempre individuabili. Insomma una massa di manovra per gli approfittatori di ogni risma, che offrono lavoro nero, case super affollate, affitto di posti letto a rotazione e quando tutto questo neppure è possibile si delinque. Faremmo anche noi così, se fossimo in quelle condizioni. Questo non vuol dire giustificarli. Il crimine non si giustifica mai, ma occorre combattere anche per rimuovere le ragioni che spingono in quella direzione. Di tutto questo noi ci dobbiamo fare carico, ognuno con gli strumenti che ha a disposizione, moderando il linguaggio e offrendo condizioni di integrazione, inclusione e riscatto. Innanzitutto insegnando la lingua italiana, la nostra cultura, favorendo il loro inserimento sociale, promuovendo la formazione per i minori che marciscono nelle strutture semicarcerarie mentre potrebbero benissimo dare una mano innanzitutto a loro stessi e poi alla nostra società che come sappiamo è avida di mano d’opera, vista la scarsissima natalità.
Dobbiamo smetterla di considerare gli altri un problema e cominciare a capire concretamente che sono una risorsa da favorire, evitando strumentalizzazioni e paure, anzi isolando e impedendo ai più violenti di sfruttare questo clima di incertezza e di sfiducia per commettere azioni illegali o risse o furti o assumere altri comportamenti lesivi della serenità e della sicurezza, beni preziosi per la nostra comunità, formata anche da molti di costoro che come si evidenzia dagli studi della Camera del Commercio, dell’ISMU e dell’INPS partecipano attivamente con saldo positivo alle crescita economica del nostro Paese.
*Nella foto in evidenza: Lezione alla Scuola di italiano per migranti e non di San Giuliano Milanese