Il nuovo libro di Agostino Picicco
«La vita non è “contattarsi” ma “comunicare”. Per questo vanno costruite occasioni di socialità concreta fatte di prossimità, collaborazioni, apertura alle sfide». Lo afferma Agostino Picicco nella nuova pubblicazione, Il narcisismo digitale. La sfida di non perdere le relazioni (SECOP Edizioni), dove propone ulteriori riflessioni (a completamento di precedenti libri), frutto dell’esperienza social, sul senso delle relazioni nell’ottica di una comunicazione digitale rettamente intesa.
Il libro delinea, talvolta con un filo di ironia, quelle che sono le tipologie di utenti, i vezzi che caratterizzano gli incontri virtuali, la dominanza e l’invadenza di chat che rischiano di soffocare i partecipanti nel caso in cui manchi un adeguato approccio positivo, inteso come uno stile adeguato e caratterizzato dal senso dell’opportunità.
La novità non è «vivere sui social», ma «comunicare tramite i social», maturare più solide relazioni umane, accrescere la professionalità e le competenze grazie alla flessibilità che il sistema consente.
I social, infatti, hanno creato un linguaggio nuovo, nuove dinamiche, consensi spesso facili quanto effimeri. Di fatto sta cambiando il concetto di responsabilità e di relazione.
L’utente social «virtuoso» nei suoi post non cerca i like a tutti i costi (anche se nell’epoca dei like, disinteressarsi di piacere resta il modo migliore di farsi notare) ma la crescita positiva della comunità digitale. In quest’ottica non considera gli altri come concorrenti ma ne commenta sobriamente i post e li condivide sulla sua bacheca se ritenuti utili. Insomma è persona positiva che non semina fake, non è odiatore seriale, non fa il leone da tastiera, non scambia la volgarità per schiettezza e l’aggressività per energia vitale, ma si attiva per il bene comune attraverso tali strumenti che ottimamente si prestano a quest’opera.
Lo dice bene nella prefazione l’avvocato Daniela Mainini, presidente del prestigioso Centro Studi Grande Milano: «Agostino Picicco ci invita a superare la subdola richiesta interiore di essere i migliori per essere semplicemente migliori, cogliendo l’occasione di un nuovo umanesimo digitale, con tenerezza e garbo, meravigliose doti di cui, egli stesso, ogni giorno, è autorevole interprete».
Sabato 4 febbraio si è svolta proprio a Giovinazzo, presso la Sala San Felice, la presentazione ufficiale del volume con il patrocinio dell’Amministrazione comunale.
Nonostante il gelo di quella sera, un numeroso pubblico – costituito da rappresentanti delle istituzioni, della società civile, dei media, amici provenienti anche da Molfetta, Bisceglie, Trani, Corato, Andria, Modugno, Lecce – ha gremito la sala. In tanti hanno seguito la diretta social.
A presentare il volume, insieme all’autore Agostino Picicco, sono intervenuti il vescovo della Diocesi mons. Domenico Cornacchia, il sindaco di Giovinazzo Michele Sollecito, il professor Gianluca Simonetta dell’Università degli Studi di Firenze, moderati magistralmente dal professor Gianni Antonio Palumbo dell’Università degli Studi di Foggia. Ad introdurre l’evento l’assessore alla cultura Cristina Piscitelli e Raffaella Leone di Secop Edizioni, a chiudere lo scrittore Giuseppe Selvaggi dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano.
Sentite e attuali le domande delle studentesse del Liceo classico “Matteo Spinelli”, che – con il supporto delle docenti Carmela Petta e Maria Francesca De Trizio – hanno dato il loro contributo al dibattito sui temi del libro, preparandosi all’evento nei giorni precedenti grazie ai post curati da Sara Achille sulla pagina social del Comune che hanno suscitato gli interventi di cittadini e studenti, con la proiezione in sala dei commenti ricevuti.
La presenza e il contributo alla discussione da parte dei giovani sono stati apprezzati dal vescovo che a loro si è rivolto: «Vorrei che voi, nostro terreno incolto in cui siamo chiamati insieme agli insegnanti a seminare qualcosa di buono, possiate leggere questo libro molto bello. Il cellulare è utile solo per comunicazioni veloci e “io ti devo guardare negli occhi”, questo dico ai miei amici e collaboratori. Del cellulare non si può fare a meno ma voi ragazzi dovete recuperare il linguaggio, lo sguardo e il silenzio come forme più autentiche per comunicare». Gli ha fatto eco il sindaco Sollecito: «Il libro mi è piaciuto tanto, mi sono piaciuti i profili assegnati alle persone: il prezzemolino, il livoroso… È bene mostrare ai nostri ragazzi come comunicare perché non siamo perfetti ma perfettibili».
Anche negli altri interventi si è respirato un clima di grande attenzione e partecipazione, tanto che alla fine Agostino Picicco così ha concluso: «Il bene che mi dimostrate vale la fatica di scrivere un libro».