Qualche autore ha detto che ozio, lentezza e nostalgia sono gli ingredienti della felicità quotidiana.
Pertanto, riappropriarsi nella quotidianità del proprio tempo è un bene prezioso. La lentezza, poi, è segno di saggezza, insegnano gli africani, nonostante il progresso sia stato identificato con la velocità, e oggi vivere stressati e affannati sembra essere la norma.
Siamo abituati a una società produttiva, ma le cose belle della vita sono gratuite: intrattenersi con gli amici, innamorarsi, emozionarsi, immergersi nella natura, nei colori, nei fiori.
Si è perso il gusto di fermarsi a chiacchierare, a discutere, ad argomentare, a ricordare. Non ci si ferma più a parlare per strada, a mala pena ci si saluta frettolosamente. E pensare che la compagnia e il raccontarsi sono metodi ideali per sconfiggere la solitudine.
L’ozio è inteso come contemplazione, ascolto, visione ammirata dei paesaggi.
Il mangiare da soli e velocemente ci priva della compagnia degli altri e della dimensione della convivialità che è felicità.
L’uso degli smartphone e la costante reperibilità hanno cambiato la gestione del nostro tempo tanto che diverse ore sono dedicate a guardare, consultare, ri-rispondere alle mail o ai messaggi o ad altre comunicazioni. Tempo in altri “tempi” dedicato alla lettura, ad una passeggiata, alla visione di un film, ecc.. E’ più giusto passare la maggior parte della giornata col tablet in mano per dare risposte alle quali si succedono altre domande e poi altre risposte, anche se non si tratta di affari urgenti ma di un saluto che, anche se fosse riscontrato dopo qualche ora, non costituirebbe problema? Non è meglio guardare ogni due ore lo strumento di comunicazione e così con calma esaminare ed evadere il tutto?
La velocità è il segreto della comunicazione oggi. Occorre rispondere in tempo reale a mail, sms, ecc, anche a quelli non necessariamente urgenti. Ritardando si rischia di essere superati dagli eventi o di trovarsi in imbarazzo e difficoltà, perché si è sempre preceduti dalle comunicazioni.
E allora subito le foto su facebook dopo le manifestazioni (o meglio durante il loro svolgimento), subito la risposta agli sms, subito il riscontro alle mail, in tempo reale i commenti sui social, ecc..
Viene così esorcizzata la paura dell’esclusione, dell’abbandono e della solitudine. Sui social c’è sempre chi, da qualche parte, è pronto a rispondere a un post o a commentarlo. Prima esisteva la piazzetta del paese dove a qualsiasi ora si trovava qualcuno per fare due chiacchiere.
Quello che stiamo perdendo è la pazienza, anche se siamo ancora consapevoli che i grandi risultati si ottengono proprio con la pazienza. E stiamo perdendo pure le caratteristiche della pazienza: la capacità di attenzione e di rimanere concentrati, la perseveranza, la forza di volontà.
L’attesa della risposta a una lettera ci abituava a saper aspettare, a saper sperare. Oggi la risposta in tempo reale ci ha tolto quell’abitudine.
La manualità tecnologica, che non richiede abilità complesse, ci ha dato la sensazione di ottenere qualcosa senza dover attendere. E così se non ci rispondono in tempo reale su whatsapp, sapendo che l’interlocutore ha il cellulare acceso, entriamo in ansia.
Cambia la nostra capacità di stare da soli. Stringere o interrompere rapporti è più facile nella vita virtuale che nella realtà.
La fretta e la dinamicità delle giornate che si inseguono freneticamente non ci fanno assaporare le piccole tenerezze che la giornata ci riserva, non ci consentono di soffermarci o di accarezzare i ricordi dei momenti belli. Tante mail carine, con bei concetti, con apprezzamenti, con ricordi, nel bombardamento mediatico costante che ci sommerge, vengono purtroppo dimenticate, non ci fanno sobbalzare più il cuore. Non può valere la vecchia canzone “Grazie dei fior, tra tutti gli altri li ho riconosciuti…”. Purtroppo gli invii costanti e la mancanza di tempo non ci fanno selezionare una mail dalla massa.
Talvolta ci nascondiamo dietro gli impegni per non rispondere, per non essere noi stessi, per non pensare, per non ripensare i rapporti, per non riallacciare una relazione. Lo stress e il lavoro diventano gli alibi per non vivere, o non vivere appieno le relazioni con gli altri.
La velocità nel rispondere fa perdere anche la valutazione del testo: la fretta e l’ansia di rispondere fanno sì che non si rifletta sui contenuti, non si ha neppure il tempo di scegliere la foto da postare su facebook.
Insomma, occorre ingegnarsi per trovare spazi e tempi di tranquillità, per riprendere fiato dal ritmo frenetico di tutti i giorni, per fare il punto della situazione circa la propria vita e la propria vocazione o la propria indole, al fine di dare un’impostazione di maggiore impegno e responsabilità all’esistenza, evitando di “vivere al minimo”.
Il dramma dell’uomo contemporaneo è che la velocità con cui il mondo corre e gli impegni che riempiono le giornate, fanno scivolare addosso quello che si sta vivendo, il perché delle cose, le persone che si incontrano. Il rischio è che tutto scorra via senza che si riesca ad afferrarlo, a farlo davvero proprio, a comprenderlo, a gustarlo, a viverlo in pienezza. È fondamentale riprendere in mano il proprio essere, riappropriarsi della propria interiorità e della propria vita spirituale.