I ghiacciai raccontano il nostro passato e il nostro futuro. Promossa e organizzata dal Forte di Bard, l’esposizione sarà visitabile fino al 18 novembre 2022. EARTH’S MEMORY raccoglie un percorso lungo 13 anni, nato per documentare e mostrare gli sconvolgenti effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta.
Attraverso la rappresentazione fotografica dei ghiacciai, grazie alla forza delle immagini contemporanee e al raffronto con le identiche inquadrature immortalate dai grandi maestri del passato prima della crisi climatica, la mostra comunica in modo inequivocabile gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi, proponendo al visitatore un’intensa riflessione sul rapporto che lega la specie umana e l’ambiente naturale.
Dal 2009 al 2021 Ventura, insieme ad un team di registi e ricercatori, ha condotto 8 spedizioni sui maggiori ghiacciai montani della Terra: Karakorum (2009), Caucaso (2011), Alaska (2013), Ande (2016), Himalaya (2018) e Alpi (2019-2020-2021). Oggi, nella mostra EARTH’S MEMORY, i 90 confronti fotografici esposti con immagini di grande formato e altissima qualità, si affiancano alla restituzione dei dati scientifici raccolti durante le spedizioni e divulgati in mostra. I contenuti sono presentati con le più moderne tecniche di interactive design e data visualization: proiezioni su grande schermo, video-installazioni e immagini immersive che consentono al visitatore di addentrarsi nel magico mondo dei ghiacci e nel complesso tema dei cambiamenti climatici. Completano l’esposizione i video delle spedizioni e le interviste ai vari ricercatori coinvolti, le collezioni di abbigliamento di ieri e oggi, le raccolte di documenti e mappe di valore storico-scientifico.
«Con questo progetto il Forte di Bard intende contribuire a veicolare nei confronti del pubblico una maggiore consapevolezza sull’impatto che le attività umane hanno sul clima, sensibilizzandolo sulla necessità di salvaguardare le risorse naturali per la tutela delle generazioni future – spiega la Presidente del Forte di Bard Ornella Badery -. Un ambito sul quale lavoriamo da anni e su più fronti sostenendo anche progetti scientifici e di ricerca che contribuiscono a fare conoscere l’impatto del cambiamento climatico sulle aree glaciali».
«I ghiacciai non sono corpi morti, ma organismi in perenne trasformazione – scrive Enrico Camanni nell’introduzione alla mostra – I ghiacciai nascono, crescono, si trasformano, fondono e a volte muoiono. In una parola: vivono». «Alla fine di un percorso sospeso tra nostalgia e indignazione – osserva ancora Camanni -, scopriamo che gli unici personaggi perdenti di questo film fantastico siamo noi stessi, spettatori del nostro operato. Noi specie umana siamo gli unici naufraghi da salvare in questo affondamento epocale, perché la scomparsa dei ghiacciai è il segno del nostro fare e del nostro distruggere».
«La mostra EARTH’S MEMORY nasce dalla volontà di condividere uno straordinario percorso – dice Fabiano Ventura – composto da varie fasi: dalle ricerche d’archivio sulle fotografie, le carte geografiche e i diari di viaggio dei primi esploratori alla definizione degli itinerari in grado di rintracciare gli esatti punti fotografici storici, dalle emozioni vissute esplorando nuovi orizzonti all’indignazione provata di fronte a un paesaggio drammaticamente stravolto. Fino al bisogno di trasmettere l’idea che in questi anni ho maturato con forza: l’uomo è un abitante della terra e non è estraneo alla natura. Salvaguardarla vuol dire salvaguardare noi stessi come specie e come umanità. L’abbandono di una visione totalmente antropocentrica, che sembra quasi una banalità, è diventata una delle sfide più importanti del nostro tempo. L’obiettivo è offrire un apporto alla conoscenza e alla presa di coscienza, oggi più che mai necessarie. I confronti esposti rappresentano i cambiamenti avvenuti in un breve arco temporale e al tempo stesso lasciano una testimonianza e un monito per le generazioni future».
La mostra ha ricevuto il patrocinio dell’UNESCO e vanta una collaborazione scientifico divulgativa con l’ESA (European Space Agency), che ha realizzato appositamente per il progetto espositivo di Bard grafiche animate che presentano i risultati scientifici sulle immagini satellitari relative alle zone geografiche oggetto delle spedizioni del progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”.
Il percorso espositivo
Per la ricchezza e complessità dei contenuti la mostra occupa più spazi all’interno del Forte di Bard per circa 700 mq: nelle Cannoniere, accanto ai confronti fotografici vengono proiettati i video delle spedizioni e le interviste ai protagonisti del progetto e presentati i dati scientifici attraverso tool di data visualization realizzate dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea).
In mostra anche una preziosa selezione di mappe e documenti storici sulle prime esplorazioni geografiche; una grande immagine iconica che rappresenta ogni catena montuosa, esempi di abbigliamento alpinistico storico e moderno.
Inoltre, sono presenti 5 tavoli con 15 monitor dove vengono esposti tutti gli approfondimenti e il backstage, tra cui: testi scientifici a firma di Claudio Smiraglia e Riccardo Scotti, diversi video e interviste tratte dai documentari realizzati sulle spedizioni, oltre 150 immagini di backstage per raccontare il dietro le quinte di tutto il lavoro svolto in 13 anni di progetto.
L’antica cappella militare ospiterà confronti fotografici in formato panoramico allestiti su strutture semicircolari ad effetto immersive; una video-installazione interattiva dal titolo Walking Through Time, del video-artista Paolo Scoppola, grazie alla quale il visitatore potrà vivere un’esperienza sensoriale sul tema del tempo; una teca con documenti originali di Vittorio Sella. Infine, una sezione sarà dedicata al lungo lavoro di ricerca iconografica che ha preceduto ogni spedizione e al lavoro di restauro delle fotografie storiche e di post produzione di tutto il materiale fotografico.
Sulle tracce dei ghiacciai è un progetto fotografico-scientifico che coniuga comparazione fotografica e rilevazioni glaciologiche per testimoniare gli effetti dei cambiamenti climatici grazie all’osservazione delle variazioni delle masse glaciali negli ultimi 150 anni. Il progetto rappresenta il più ampio archivio esistente di fotografia comparativa sulle variazioni delle masse glaciali e ha coinvolto 87 ghiacciai che hanno portato alla realizzazione di 314 confronti fotografici. Le attività di ripresa fotografica sono state affiancate da rilevazioni scientifiche sullo stato di salute dei ghiacciai che hanno dato vita a 16 programmi di ricerca.
Il progetto è stato organizzato dall’associazione no profit Macromicro, ideato e diretto da Fabiano Ventura in collaborazione con uno staff tecnico creativo e un comitato scientifico internazionale; hanno collaborato numerose istituzioni pubbliche tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri italiana, ministeri, ambasciate, il National Snow Ice and Data Center, il World Glacier Monitoring Service, l’Università Statale di Milano, il Politecnico di Torino, l’Università Sapienza di Roma ed è finanziato da diverse società e fondazioni private come Enel Green Power, Fondazione Cariplo, Banca Etica, Montura, Ferrino, e tante altre.
*Nella foto in evidenza: 1945 – Alberto Maria De Agostini ©Museo Borgatello di Punta Arenas
Fonte: Ufficio Stampa – Trefoloni e Associati