Un lavoro che riflette sul concetto di “bellezza” e sui limiti morali ed etici della scienza, tratto da Frankenstein di Mary Shelley.
Il paradiso perduto costituisce, insieme allo spettacolo C’è vita su venere di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni (in scena il 15 maggio sempre al Teatro Arena del Sole), il prologo di Carne, il focus dedicato alla drammaturgia fisica curato da Michela Lucenti per ERT / Teatro Nazionale.
In programma circa 30 spettacoli di teatro-danza, firmati da artisti italiani e internazionali, che confluiranno nelle prossime stagioni di Modena, Bologna e Cesena, nei progetti con le scuole e con le realtà del territorio.
Teatro La Ribalta è una comunità di danzatori e “attori-di-versi”, fondata nel 2011 a Bolzano e diretta dal coreografo e regista Antonio Viganò. La compagnia ha ottenuto negli anni diversi riconoscimenti, tra i più recenti il premio Ubu 2018 – progetto speciale per Otello Circus, ospite anche nella stagione 2019-20 di ERT.
Ne Il paradiso perduto il pubblico è invitato a occupare il palcoscenico, due tribune si fronteggiano e l’azione scenica avviene nel mezzo: uno spazio intimo dove attori e spettatori si trovano insieme all’interno di una scatola teatrale che favorisce l’intimità e la vicinanza tra spettatori e attori con sorprendenti abilità; una prospettiva che crea nuove possibilità di relazione.
Il testo della Shelley, un grande classico della letteratura, risuona ancora oggi interrogando il lettore su alcuni temi caldi della contemporaneità: il concetto di bellezza del corpo; i limiti etici e morali della scienza; l’idea di uomo come abitante del mondo.
Sfidando la morale dell’epoca, un uomo viene creato in laboratorio dal dottor Victor Frankenstein. Le buone intenzioni che lo guidano, salvare l’uomo dalla morte per sollevarlo dal dolore, falliscono. La creatura non è come il Dottore se l’era immaginata e non corrisponde al modello umano del tempo. Se la si guarda, fa paura. È imperfetta, asimmetrica, deforme. Inoltre, è dotata di una sua sensibilità̀ particolare e di sentimenti profondi. La sua scuola di vita, dal momento in cui viene abbandonata al proprio destino, è la violenza che subisce peregrinando in cerca di un luogo dove stare. Per alcuni la sua figura è una sfida oltraggiosa a Dio, per altri si tratta di un progresso della scienza, al quale non devono essere imposti dei limiti: una dualità̀ di pensiero che rende la creatura del dottor Frankenstein un personaggio fortemente contemporaneo.
Il titolo Il paradiso perduto è tratto dall’omonimo libro di John Milton: è proprio questo l’abecedario che dà forma alla coscienza della creatura.
Il paradiso perduto, in scena in prima nazionale il 13 e 14 maggio (venerdì alle 21.30 e sabato alle 19.00).
Antonio Viganò si è formato alla Scuola d’Arte del Piccolo Teatro di Milano e poi all’Ecole Jaques Lecoq di Parigi, avvicinandosi alla danza con Carolyn Carlson e Julie Anne Stanzak. Regista di spettacoli per l’infanzia, ha vinto di diversi premi ETI Stregatto. Sensibile ai temi dell’inclusione, per cinque anni è stato regista della compagnia francese Oiseau Mouche, fra le prime in Europa a costituirsi di performer disabili o in situazioni di handicap. In seguito ha collaborato in Francia con il Centre Drammatique Le Grand Bleu di Lille e a Zurigo con la Schauspielhaus. Viganò è stato anche docente universitario al DAMS di Lecce e al Master Teatro e Comunità all’Università La Sapienza di Roma. Le diverse collaborazioni internazionali e le tournée estere hanno permesso ai suoi testi di essere tradotti e rappresentati in varie lingue, come il francese, il russo, il tedesco e lo spagnolo.
Dal 2010, in collaborazione con Lebenshilfe Südtirol, organizza Corpi eretici, una rassegna teatrale multidisciplinare dedicata ai temi della diversità e agli infiniti modi di interpretare la società e il mondo.
Il Teatro la Ribalta – Kunst der Vielfalt è una comunità di danzatori e “attori-di-versi” che vuole sviluppare la propria legittima stranezza. Lavoratori dello spettacolo dal vivo che sono “stra-ordinari” solo e unicamente nel loro modo di essere in scena e per la professionalità̀ che hanno scelto di praticare. Quotidianamente lavorano per cercare e svelare la “bellezza”, provando a restituirla attraverso la poesia e l’arte del teatro. Sono uomini e donne a cui piace l’idea che il confine tra realtà̀ e finzione sia penetrabile, che le fantasie e i desideri possano diventare materiali e che le pratiche di lavoro diventino occasione per vivere e sognare. Sono convinti che una persona in difficoltà possa diventare protagonista della propria vita quando supera i confini, cambiando il quotidiano, navigando in acque non ancora esplorate, ricostruendo la propria identità̀. In teatro portano un mistero, una personale poetica, le ombre e le ferite che nutrono l’arte e la vita. Una pratica artistica di qualità̀ e una profonda etica nel lavoro possono sconfiggere i pregiudizi, cambiare i paradigmi facendo riflettere ed emozionare. Per questo il loro teatro è un atto politico. La compagnia, fondata a Bolzano nel 2011, propone un repertorio di spettacoli (Il suono della caduta, Personaggi, Nessuno sa di noi, Il ballo, H+G, Ali, Superabile, Otello Circus, Un peep show per Cenerentola) che sono in tournée in Italia e in Europa e che contribuiscono a dare un nuovo sguardo e un nuovo spessore artistico al teatro sociale d’arte.
Ha ricevuto il Premio Eolo 2015 e 2018 per gli spettacoli H+G e Superabile quali migliori novità̀ dell’anno nel settore teatro infanzia e gioventù̀; Premio della Critica 2015 promosso dall’Associazione nazionale critici di teatro nonché̀ del Premio speciale Ubu 2018 “per la qualità̀ della ricerca artistica, creativa e politica in ambiti spesso marginali e con attenzione capillare alla diversità̀” e infine Premio Hystrio – Altre Muse 2021 “per aver reso la pratica teatrale strumento di inclusione sociale a 360 gradi”.
*In evidenza: Ph Luca Del Pia – Sara Menestrina, Paolo Grossi
Fonte: Ufficio Stampa ERT / Teatro Nazionale c/o Teatro Arena del Sole