“Sectilia” è ispirata alle texture lapidee e all’immaginario archeologico romano: le opere in mostra prendono origine dall’antica tecnica artistica, utilizzata in epoca romana, per la realizzazione di pavimentazioni e decorazioni murarie a intarsio.
È una serie di sette elementi realizzate dall’artista attraverso la tecnica tradizionale piemontese del marmo artificiale di Rima, tecnica in cui la texture marmorea viene ricreata attraverso degli impasti di gesso, pigmenti e colla animale. Le forme derivano dai corpi nudi di piccole dimensioni spesso raffigurati nelle decorazioni parietali, che l’artista ingrandisce quasi su scala uno a uno conferendogli un’importanza sacra, statuaria.
Per la mostra Sectilia si è voluta dare una doppia lettura del corpo di lavori: quello di resto archeologico, all’ingresso dello spazio, e quella di opera sacra, nella nicchia in fondo alla galleria.
Questa necessità allestitiva nasce dalla volontà di dare da un lato un’autorialità a degli elementi decorativi marginali, che spesso vengono anche dimenticati all’interno del patrimonio artistico-archeologico italiano, e collocarli in una nicchia nera, quasi come se fossero all’interno di un tempio, donandogli un aurea sacrale. Dall’altro lato, vengo mostrarti al visitatore per la loro natura originaria di resto archeologico, collocati al suolo, nella simulazione della loro riscoperta.
Caterina Morigi (Ravenna, 1991) vive e lavora a Bologna. Ha studiato Arti Visive allo IUAV di Venezia e Paris8. La sua ricerca si concentra sulle declinazioni della materia, mantenendo l’attenzione verso i suoi aspetti meno evidenti, talvolta celati all’interno. Per affrontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato, osservando l’effetto del tempo sulle forme, in superficie e in profondità, facendo in modo che l’opera sia sempre dipendente dalle sue trasformazioni fisiche e connessa con lo spazio circostante. Caterina Morigi sovrappone organico e inorganico per sondare la relazione imprescindibile tra uomo e natura. Ha esposto al Museo MAMbo (Bologna), Archivio Casa Morra (Napoli), Villa Della Regina (Torino), Mucho Mas! (Torino), MAR (Ravenna), BACO (Bergamo), Museo Nazionale della Montagna (Torino), Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia), Video Sound Art festival (Milano), Fotografia Europa (Reggio Emilia).
Irene Angenica (Catania, 1991) è curatrice indipendente e mediatrice culturale, laureata in Arte Contemporanea e in Comunicazione e Didattica dell’Arte a Bologna. Ha svolto diversi progetti lavorativi tra Bologna, Barcellona e Torino, alcune delle realtà con cui ha collaborato sono: MACBA – Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona, Accademia di Belle Arti di Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Artissima – Fiera d’Arte, Fondazione Blueproject, Hangar.org. Nel 2019 ha frequentato CAMPO – corso per curatori tenuto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e ha co-fondato CampoBase (collettivo curatoriale). Attualmente lavora come coordinatrice delle attività per il pubblico presso il museo MACRO di Roma.
Fonte: Roberta Melasecca Curator&Press