L’importanza delle testate locali nella vita delle comunità cittadine: la testimonianza di Agostino Picicco, collaboratore della prima ora del periodico che ha iniziato le pubblicazioni nel gennaio 1997.
Venticinque anni fa c’eravamo. Ma quanti cambiamenti in questo quarto di secolo, una cifra importante se la si considera con il senso dell’oggi e se si pensa al primo numero elaborato con perizia artigianale.
Internet era quasi sconosciuto, la vita scorreva più lentamente, non esistevano i siti di informazione on line, le notizie andavano verificate di persona e a fare concorrenza c’erano varie testate cittadine cartacee. Gli articoli si trasmettevano via fax (e non era improbabile che nella trascrizione qualche frase saltasse), o si portavano in redazione su floppy disk, oppure si era invitati dal direttore a scriverli direttamente al computer in redazione.
Grazie alla caparbietà del direttore la testata cartacea – ormai unica nel panorama editoriale cittadino – esiste (e resiste) ancora nonostante le sirene ammaliatrici del passaggio all’on line quanto meno per abbattere i costi di stampa e di spedizione (questi ultimi poco appaganti visti i ritardi nella consegna). E se nelle novità del 25° ci sarà posto per l’abbonamento on line, questo sarà strettamente legato al cartaceo che non andrà in soffitta.
Ora la tecnologia ha cambiato il modo di procedere, l’impostazione del periodico, l’elaborazione dei contenuti in considerazione del fatto che le notizie sono divulgate in tempo reale tramite siti dedicati e social media.
Così la rivista cartacea, nel rispetto dei suoi tempi, è destinata a temi di approfondimento, interviste, svolgimento di argomenti culturali, riflessioni, commenti, magari a pubblicare qualche foto inedita sfuggita ai social. Insomma, letture più adatte ad essere gustate in poltrona (magari dal barbiere o al tavolino del bar) che sullo smartphone.
Importante il ruolo che la testata locale ha costituito per gli emigranti all’estero, che ormai le sono legati visceralmente perché è il collegamento (anche tangibile) con il loro paese lasciato qualche decennio fa ma sul quale vogliono sapere vicende di cronaca, di amministrazione locale, di amarcord, possibilmente anche qualche pettegolezzo tramite le rubriche di satira.
Il mensile è altresì fonte di legame tra i collaboratori: alcuni mai si sarebbero conosciuti se non grazie alla comune partecipazione alla testata, e mai si sarebbero visti di persona se non negli incontri (anche conviviali) in redazione.
Non sono mancate in questo quarto di secolo difficoltà di natura economica, editoriale, redazionale, relazionale in senso ampio, ma lo scorrere degli anni ha testimoniato che il tempo è galantuomo e riesce ancora a regalare il piacere – o meglio, il fascino – della lettura, dell’informazione e della condivisione delle idee ai giovinazzesi che aspettano l’uscita del periodico in edicola e a coloro che in giro per il mondo attendono con ansia che il postino arrivi con la rivista incellofanata, e in quel cellofan ritrovano un po’ d’aria del loro paese. Un piacere (insieme a quello dell’attesa) che nessuna rivista on line potrà mai procurare.