L’esposizione personale dell’artista Manuel Canelles, presentata in forma di studio, origina da un’esperienza personale dell’artista in Alsazia, guidato dai racconti di una famiglia ebraica.
In Vitro è un progetto che ha origine da un’esperienza personale dell’artista il quale in Alsazia, guidato dai racconti di una famiglia ebraica, si mette alla ricerca di uno spazio enorme e sconvolgente. Un’insieme di architetture industriali che venivano utilizzate come fabbriche di materiali bellici all’interno del quale centinaia di persone di origini ebraica venivano “utilizzate” fino allo stremo. Nessuno sa più nulla di preciso di quel luogo. Il velo di oblio che è caduto su di esso annulla la certezza che esso sia realmente esistito.
È ancor meno sicuro che sia questo il luogo di cui parlava il racconto. L’artista gioca su questa incertezza e sul mistero che filtra dalle vetrate, in una sorta di contemplazione visiva, al confine tra la suggestione gotica e l’esperimento in laboratorio. Canelles non ritrae solamente la natura che si riappropria di uno spazio umano (contrappasso inevitabile del cambiamento climatico) ma di organismi che si svelano attraverso il nostro sguardo, trattando l’elemento dell’ombra e dell’oscurità come paradigmi ingranditi, da cui non prendere le distanze, ma anzi con cui prendere confidenza. Dice l’artista: «Cosa ci fosse nei vetri stento tuttora a dirlo. Se fossero creature del passato che gettano la loro luce sul presente o il contrario. So che il mio occhio, il mio corpo, la mia esperienza psichica ne hanno respirato il balenare improvviso.»
Nel testo del catalogo il critico Michele Fucich continua: «Difficile dire cosa sia questo guardare – o vedere – quando ogni finestra presuppone un fuori. Se qui un fuori c’è, si fa percepire sbiadito, a frammenti: alla stregua di squarci di vecchie albumine o di paesaggi pittorici ottocenteschi ritagliati ed apposti. Il dentro a cui ci si riferisce è in sé un’altra cosa. La cornice presto scompare in questo vedere col corpo. I vetri divengono lastre. “In vitro” è un affiorare di “immagini dialettiche” nel senso benjaminiano dell’incontro con un passato presunto, che non è il passato, ma che ci viene incontro unendo fulmineamente l’“è stato” e l’“adesso”, forse un “domani”, per poi di nuovo perdersi nel vortice che l’ha generato, come ad ogni risveglio.»
Manuel Canelles, artista e curatore, si muove da oltre vent’anni in un territorio al confine fra video, fotografia, installazione e performance. La sua ricerca indaga la condizione provvisoria e ambigua della memoria, problematizzando il confine tra realtà e rappresentazione e ponendo al centro della ricerca l’enigmaticità dello spazio e l’indefinitezza dei corpi che lo abitano. I suoi lavori partecipano ai più rilevanti eventi di arte contemporanea.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 23 dicembre 2021.
Fonte: Roberta Melasecca Architect/Curator/Editor/Press