“C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.” (Carlo Collodi, incipit de “Le avventure di Pinocchio”)
Nei classici per l’infanzia ritrovo spunti pedagogici per chi come me fanciullo non lo è più. Corpo di legno con articolazioni mosso da fili, quanto simile per vita vissuta a tanti di noi. Il bambino di legno abilissimo a nascondersi dietro facili menzogne ha però un grande handicap gli cresce il naso in proporzione a ogni bugia che dice, se accadesse anche a noi avremmo una serie di oggettive difficoltà relazionali. La fata dice: “Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! Perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo”. Mia nonna me lo ricordava alludendo anche al mio naso che proprio alla francese non è. Molti dei personaggi di questo libro sono divenuti per antonomasia modelli umani tipici, devo dire che per consolidata e vocazionale frequentazione dei tanti tipi umani quotidianamente incontro elementi poco affidabili come il Gatto e la Volpe (non sempre insieme). Lucignolo modello ribelle e scapestrato con la sola differenza che non sono più tanto ragazzi ma miei coetanei abituati per vezzo o vocazione tardo ribellista a essere una patetica imitazione dei propri figli che spesso sono più posati. Il Grillo Parlante, soggetto a metà strada tra il vecchio portinaio di casa e il prete di campagna che pur se non interessati direttamente si prodigano a dare consigli saggi ma inascoltati. Mangiafuoco, più buono di quello che appare, un tipo a cui credo di assomigliare un poco, come me apparentemente burbero e irascibile. Pinocchio, un’allegoria della società moderna, un impietoso sguardo su un vizio di ogni tempo che è la severità nell’attenzione al formale, un modello di bugiardo ben distribuito in tutte le fasce e classi sociali. Geppetto, uomo povero la cui fame era inferiore al bisogno di affettività; aveva messo sul focolare una pentola dipinta sul muro, oggi occorrerebbe dipingere tutto intorno i componenti di famiglie sempre più assenti al rito del focolare … ma, questa è un’altra favola. Per finire, oggi Pinocchio è diventato un influente personaggio dei social, non ha tempo e avendo comunque un cuore anche se di legno paga una badante per Geppetto, scrive libri, rilascia interviste e si illude di vivere nel paese dei balocchi. Alla fine, come in ogni storia che si rispetti, tutti vissero felici e contenti, con una differenza, oggi rispetto a ieri, che alla fine della storia Pinocchio resta un burattino.