Lo spettacolo, al debutto in prima nazionale il 12 e 13 novembre, è una coproduzione internazionale tra Romaeuropa Festival, Centre Dramatique National di Montpellier, dove andrà in scena al Théâtre des 13 vents il prossimo 27 novembre, il Centre Choréographique National de Nantes e Fondazione TPE – Palcoscenico Danza, dove arriverà ad aprile 2022.
«Un lavoro solare, divertente, giocoso, ma che si chiama Inferno. E che non vede la sua genesi legata alle celebrazioni per il 700esimo anniversario della morte di Dante». Roberto Castello, coreografo e danzatore, personalità di primo piano, per impegno e creatività, nel panorama della danza contemporanea italiana ed europea, presenta così la sua nuova creazione per la compagnia ALDES, da lui fondata e diretta.
L’inferno come luogo dell’immaginario ha offerto, come pochi altri, un’infinita varietà di spunti di ispirazione a poeti, narratori, illustratori, pittori, scultori, musicisti, registi. Regno dell’espiazione, nel quale i malvagi vengono puniti e il bene trionfa sul male ma anche luogo del sovvertimento e del caos, nella cui rappresentazione tutto può coesistere.
L’Inferno di Castello, almeno nell’aspetto, assomiglia molto, invece, al Paradiso. È ciò che spinge tutti a fare ogni sforzo per apparire, in ogni momento e a ogni costo, più bravi, più giusti, più belli, più forti, più attraenti, o anche più responsabili, più umili, più intelligenti. È una condanna infernale ciò che spinge a competere, per ottenere sempre nuove gratificazioni morali, sociali, economiche, affettive.
È da qui che nasce l’idea di Inferno, una tragedia in forma di ‘commedia ballata’ seducente, piacevole, coinvolgente, brillante sull’invadenza dell’ego.
«Più un balletto che danza contemporanea – spiega il coreografo, tre volte Premio Ubu, che ha collaborato con artisti come Peter Greenaway e Eugène Durif – o forse, parafrasando Achille Bonito Oliva, un trans-balletto, un’opera che utilizza stilemi differenti proprio per il loro valore simbolico e prova a costruire un percorso onirico che affronta diversi aspetti dell’hybris, collocandoli senza giudizio morale in un luogo che è contemporaneamente paradiso e inferno».
Un lavoro sulla retorica, che però – utilizzandola a piene mani – la dileggia, poiché tutto ciò che nega il dubbio come origine della conoscenza è sempre un attacco alla ragione e al libero arbitrio. Il cosiddetto “suprematismo” è l’apoteosi della retorica, ovvero della verità fondata su assiomi risibili, concepiti al solo scopo di preservare l’egemonia di un gruppo sociale su altri. Vale per il nazionalismo, il razzismo, il patriottismo, il regionalismo, il campanilismo, il maschilismo, il radicalismo religioso. Non è da meno l’arte, sempre alla ricerca del consenso e in quanto tale anch’essa retorica, salvo poi trasformarsi in valore estetico.
Insomma non c’è salvezza. L’inferno è la condanna a dover essere sempre in qualcosa migliori degli altri. Vuoi per la capacità di suscitare empatia o per il cinismo e il sarcasmo, per la fierezza e l’orgoglio di appartenere a qualcosa di esclusivo, per la conversazione brillante, per la capacità di difendere il territorio, per l’appartenenza a un’élite, per la purezza dello spirito e l’altezza della nostra estasi, per la gioiosa sensualità, per l’energia e la destrezza, per il sex appeal, per la capacità di stupire e divertire.
«Tanto vale quindi giocare, il che sotto il profilo creativo significa combinare elementi incongrui che generino divertimento – prosegue Castello – Per questo Inferno non è soltanto uno spettacolo di danza ma una commedia, con interpreti che recitano ballando e in cui musiche, costumi e fondali animati da immagini in 3D hanno un ruolo assolutamente paritetico. Non è un’opera concettuale, astratta, ma uno spettacolo teatrale che usa i linguaggi di prosa, danza, musica e arti della visione per creare un metaforico universo immaginario che risponde a regole proprie».
Roberto Castello (1960) Danzatore, coreografo e insegnante, è tra gli iniziatori della danza contemporanea in Italia.
Nei primi anni ‘80 danza a Venezia nel “Teatro e danza La Fenice di Carolyn Carlson”, dove realizza le sue prime coreografie. Nel 1984, è tra i fondatori di Sosta Palmizi, tra le prime e più importanti formazioni italiane di danza contemporanea. Nel 1993 fonda ALDES, l’associazione che dirige, producendo spettacoli e curando il progetto SPAM! – rete per le arti contemporanee, che ospita residenze artistiche, progetti didattici e programmazioni multidisciplinari di danza, musica e teatro in provincia di Lucca. Esperto di tecniche digitali e di animazione 3D, insegna per 10 anni coreografia digitale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano ed è l’ideatore di “93% – materiali per una politica non verbale”, una piattaforma di riflessione, confronto, e scambio di materiali sul linguaggio non verbale. Nel 2021 Altreconomia pubblica “Trattato di economia – Riflessioni semiserie sulla dimensione economica dell’esistenza”, scritto a quattro mani con Andrea Cosentino. Si è sempre battuto per il riconoscimento della danza contemporanea e per un sistema dello spettacolo equo, efficiente e sostenibile. Riceve il Premio UBU nel 1985, 2003 e 2018 e nel corso degli anni collabora, tra gli altri, con Peter Greenaway, Eugène Durif, Fabio Fazio e Roberto Saviano, Studio Azzurro.
Fonte: Ufficio stampa GDG Press