Una riflessione a 34 anni dall’ingresso nel collegio Augustinianum dell’Università Cattolica, 2 novembre 1987.
Vi parlerò di quel luogo del cuore e della memoria che è il Collegio Augustinianum, fondato a Milano da Padre Agostino Gemelli nel 1933 per ospitare durante gli studi in Università Cattolica del Sacro Cuore studenti meritevoli fuori sede.
Quel “collegio”, la cui valenza sta nel nome (superando la dizione di “pensionato”), è rimasto impresso in tanti di noi, che a distanza di vari lustri non solo non l’abbiamo dimenticato ma abbiamo pure rivalutato quell’esperienza e quei legami tramite una chat tra il goliardico e l’impegnato, attiva tutto il giorno (e la notte) anche con chi là ha trascorso solo un anno e magari non si è neppure laureato in Cattolica, segno che il tempo non scalfisce i rapporti.
In quel collegio sono stati vissuti anni, relazioni e ricordi che hanno lasciato il segno. Alle tante generazioni di ragazzi che hanno trovato ospitalità in Augustinianum negli anni degli studi in Cattolica, la permanenza in collegio ha donato ricordi incancellabili. Ricordi di vita comune, l’essere lontano dalla famiglia per la prima volta (quando i corsi all’estero durante il liceo non erano diffusi), lo studio di gruppo, le preoccupazioni comuni, la scoperta di Milano, la condivisione del tempo libero, la goliardia per cementare l’amicizia, la soluzione di piccoli problemi logistici. Ma è giusto citare anche ricordi di solitudini nascoste, superate grazie a nuove amicizie mai venute meno, a piccoli gesti di attenzione, a solidarietà espresse in momenti difficili che nessun tempo potrà cancellare.
Per questo ancora oggi – a distanza di decenni e di tanti chilometri – non si è fermata una invisibile organizzazione del prosieguo dell’amicizia che si nutre di contatti social, ma soprattutto di eventi in presenza, legati all’istituzionalità del collegio, alla familiarità di convention estive o cene invernali per cercarci nel mondo e ritrovarci ogni volta: per non dimenticare e per rinsaldare i rapporti.
La famiglia non è solo quella biologica, ma è anche quella comunità di persone che si incontra nella vita al momento giusto e sa offrire accoglienza, entusiasmo, la consolazione di un abbraccio. Nei momenti di difficoltà (un mancato contatto con casa, un lutto, un esame andato male) queste presenze amiche del collegio hanno aiutato a diventare “grandi”, a crescere, a maturare, grazie a una vita fatta di regole, di orari, di studio anche notturno, di scadenze e di tanta umanità.
Nel momento della tristezza ecco che, come un angelo, compariva un compagno di collegio con un caffè o un dolcetto del pacco inviato dalla famiglia con le tipicità di quella determinata regione.
A distanza di tempo esiste un fascino nel collocare e comprendere gli eventi della propria vita. Così l’accesso in Augustinianum sicuramente ha fatto incrociare vite e destini che hanno lasciato una traccia tangibile nella formazione di quegli adolescenti, oggi uomini maturi, che proseguono nelle relazioni colà nate con un filo invisibile che ha la solidità di una corda e prosegue scanzonato, appassionato, impegnato, solidale, come sempre.
Il collegio, peraltro, rappresenta il trait d’union con l’Università Cattolica, ne favorisce il legame anche verso la città. Un grazie va a chi si impegna maggiormente a rendere attiva la rete dei legami e a far crescere quella piantina, per me nata 34 anni fa, che ha forgiato la nostra vita di cittadini, di cattolici, di uomini, continuando sempre a sostenerci e a ritrovarci.