Un percorso immersivo in cui le sculture in bronzo, tipiche del linguaggio dell’artista ticinese Flavio Paolucci, si fondono con i dipinti astratti dell’artista milanese Giovanni Frangi, in un confronto che pone l’accento sul rapporto uomo/natura e sull’impatto dell’attività umana sull’ambiente.
Dopo i positivi riscontri ottenuti in occasione di Miart 2021, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, Kromya Art Gallery porta nella propria sede di Verona (Via Oberdan, 11c) il progetto “Assoluto naturale” degli artisti Flavio Paolucci e Giovanni Frangi, in dialogo sulla valenza simbolica degli elementi naturali.
L’opening si terrà venerdì 1 ottobre con orario 18.00-21.00. L’esposizione sarà successivamente visitabile dal 5 ottobre al 20 novembre 2021.
Un percorso immersivo in cui le sculture in bronzo, tipiche del linguaggio dell’artista ticinese Flavio Paolucci, si fondono con i dipinti astratti dell’artista milanese Giovanni Frangi, in un confronto che pone l’accento sul rapporto uomo/natura e sull’impatto dell’attività umana sull’ambiente.
«Il lavoro di Paolucci – spiega la storica dell’arte Chiara Gubbiotti –, in particolar modo quello scultoreo, trae origine direttamente da materiali raccolti nei boschi che, attraverso l’intervento dell’artista, trovano nuova vita in una dimensione universale, quasi sacrale, del rapporto uomo/natura. Ciò appare evidente in opere quali “La forza della natura” (2020) e “L’uomo protetto dalla natura” (2020) in cui l’elemento archetipico della casa fonde, in maniera organica, l’aspetto cromatico della sfera naturale alla struttura tipicamente artificiale costruita dall’uomo. Similmente, la natura assume una connotazione astratta, interpretativa e onirica nel lavoro di Frangi, permettendo l’immersione dello spettatore in una realtà pittorica ricreata dall’artista partendo da una matrice naturale reale, poi trasformata: esplicative, in tale senso, appaiono le imponenti tele di “Piedicavallo” (2021), dove con suggestivo minimalismo l’artista declina in chiave archetipica gli elementi naturali che si ritrovano negli alvei dei fiumi montani».
Le opere di Flavio Paolucci (Torre, 1934) rappresentano gli oltre sessant’anni di carriera e di riflessione di un’artista da sempre fortemente legato alla natura e alle sue peculiarità. Composizioni caratterizzate da una ricerca sottile di equilibro e semplicità visiva diventano veicolo di tematiche primordiali, quali la ciclicità, la caducità dell’esistenza e la rinascita, in un gioco di equilibrio delle parti con il tutto. Nella sua ricerca, l’attenzione al mondo vegetale si concretizza nell’uso di materiali grezzi, privi di vita – quali rami, sassi e foglie – che fusi con elementi in bronzo, vetro, legno o carta, tornano a ricoprire un ruolo vitale e pulsante, decontestualizzati dalla loro origine, per essere collocati in un ambiente a forte valenza simbolica. Ciò che la natura madre e matrigna plasma per via naturale, l’artista rielabora in chiave mistico-allegorica, fermandolo per sempre nella fissità di un linguaggio destinato a perdurare ai cicli di nascita e morte da cui provengono: una connotazione allegorica vigorosamente espressa sia ne “L’occhio verde” (2007), sia nelle sculture bronzee “Dal Paradiso terrestre” (2020) e “Le ultime foglie” (2014).
L’accezione ciclica del tema naturale diviene elemento centrale e fondante anche nell’opera di Giovanni Frangi (Milano, 1959): per l’artista è necessario indagare la ripetizione, in maniera spesso ossessiva, che si ripresenta nell’avvicendarsi delle stagioni, al contempo uguale e mutata. Partendo da un’immagine fotografica scattata personalmente, Frangi fonde in un unicum la verosimiglianza dell’immagine all’inverosimile della tecnica: un campo d’azione circoscritto e infinito, come la forza naturale da cui prende spunto. Di tale ricerca poetica, esemplari risultano le opere “Balma 1” (2021) e “Valdobbia 1” (2021), dove il soggetto riprodotto – l’alveo di un fiume e gli elementi che lo compongono – si svelano quali simboli del lento e costante mutare dell’esistenza: come sassi di fiume, levigati dall’acqua, si prende coscienza dei propri mutamenti nello scorrere del tempo.
La natura assume così i contorni di un elemento totalizzante, declinato su superfici e materiali differenti che tendono, tutti, ad una riflessione comune: la serialità come variazione, automatismo e sperimentazione.
Flavio Paolucci e Giovanni Frangi saranno i protagonisti, insieme a Davide Coltro, Federico Ferrarini ed altri autori selezionati, dello stand progettato da Kromya Art Gallery in occasione della sedicesima edizione di ArtVerona, in programma dal 15 al 17 ottobre 2021 all’interno del polo fieristico di Verona.
La sede veronese di Kromya Art Gallery è aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12.30 e 16.00-19.30. Per informazioni: T. +39 045 9788842, riccardo@kromyartgallery.com, info@kromyartgallery.com
Kromya Art Gallery nasce a Lugano, Svizzera, nel 2018 e si sviluppa negli spazi intimi di un appartamento di primo Novecento, nel centro storico della città. In aggiunta alla sede storica, diretta da Tecla Riva, nel novembre 2020 è stata inaugurata, con una mostra personale di Giorgio Griffa, una nuova sede a Verona, a pochi passi dall’Arena, diretta da Riccardo Steccanella. Un’iniziativa che segna l’impegno di Kromya quale punto d’incontro e scambio tra il panorama culturale svizzero e quello italiano, nell’ottica di una progettualità congiunta orientata alla crescita e alle contaminazioni. L’attività espositiva è distinta nelle sezioni denominate “CAMERE” e “•YOUNG”. Se con “CAMERE” la galleria rende omaggio a movimenti già storicizzati, con la sezione “•YOUNG” si dedica alla promozione del lavoro di giovani artisti emergenti. Oltre alla partecipazione a varie fiere d’arte nazionali ed internazionali (ultime delle quali Wopart 2020, ArtVerona Digital, Miart 2021), Kromya Art Gallery ospita nelle sue sedi eventi artistici e culturali.
Flavio Paolucci. Nato nel 1934 a Torre, in Val di Blenio, Svizzera, si forma alla Scuola Cantonale di pittura di Lugano e, in parallelo, inizia a lavorare presso l’Atelier Oscar Bölt a Locarno. Iscrittosi all’Accademia di Brera a Milano, sotto la guida di Aldo Carpi si avvicina al linguaggio di Mario Sironi e Achille Funi, approfondendone le ricerche artistiche. Nel 1958 espone per la prima volta con lo scultore Giovanni Genucchi, suo connazionale. Nei primi anni Sessanta inizia a viaggiare per motivi di studio e nel 1961, a Parigi, riceve il secondo premio all’Esposizione Internazionale dell’Unesco. Nel 1964 si trasferisce in Marocco, dove risiede per un anno. L’esperienza marocchina lo segna profondamente, tanto da spingerlo a tornare una seconda volta nel 1967. Negli anni Settanta, con la serie Innesti, il suo lavoro giunge ad una svolta: viene alla luce un linguaggio visivo e materico che esprime la forza dialogica della natura in una ricerca incessante che l’artista prosegue tutt’oggi. Negli anni Ottanta prendono forma i Quadri.oggetto: composizioni in cui vengono inserite, per la prima volta, oggetti simbolici che hanno segnato l’evoluzione umana. Nel 1984 il Kunstmuseum di Olten gli dedica la prima personale, seguita dalla retrospettiva al Museo Cantonale di Lugano nel 1988. Negli anni Novanta raggiunge l’apice estetico compositivo con i suoi Oggetti-pensiero. Nel 1995 viene organizzata la sua prima personale in Italia, presso la Fondazione Mudima di Milano. Dal 1968 vive e lavora a Biasca, in Canton Ticino.
Giovanni Frangi. Nasce nel 1959 a Milano, dove studia e si diploma all’Accademia di Brera. Inizia ad esporre nel 1983 a Torino, presso la galleria La Bussola. Trova l’ispirazione per il suo lavoro nell’osservazione del dato naturale, nelle sue accezioni più disparate: dai vasti cieli alle distese boschive, dalle rocce millenarie ai fiumi fluenti. Si legano a queste riflessioni artistiche opere quali Il Richiamo della foresta, presentato alla Fondazione delle Stelline a Milano nel 1999; l’installazione notturna Nobu at Elba esposta nel 2004 a Villa Panza, Varese, e View – Master, ricostruzione tridimensionale di una grotta marina concepita per la Galleria Poggiali di Firenze nel 2006, poi riproposta in diverse occasioni, tra cui la mostra Usodimare al CAMeC della Spezia nel 2016. Tra le ultime esposizioni si ricordano Lotteria Farnese presentata al Museo Archeologico di Napoli nel 2014, Settembre allestita presso l’Istituto Nazionale della grafica di Palazzo Poli a Roma nel 2016, Prêt-à-porter negli spazi di Palazzo Fabroni a Pistoia nel 2017 e la personale Caran d’Ache. Recent works realizzata nel 2019 presso Kromya Art Gallery, nella sede di Lugano.
Fonte: CSArt Comunicazione per l’Arte