Ha ancora senso l’enciclopedia di carta? Nell’epoca della rete, invitare i bimbi ad avvicinarsi alla conoscenza tramite il vecchio libro da sfogliare per trovare le informazioni, è in effetti una bella sfida.
La celebre Enciclopedia Treccani ha pubblicato una versione destinata ai bambini: è nata infatti la Treccani Junior, rivolta a lettori tra i 5 e i 9 anni, erede dell’enciclopedia pubblicata tra il 1929 e il 1937 in 35 volumi, cui seguirono negli anni vari aggiornamenti.
Il progetto comprende quattro volumi dal titolo Osservare, Scoprire, Imparare e Conoscere, proposti come tappe per la conoscenza. L’aspetto è quello classico, ma in questo caso i contenuti sono arricchiti da immagini e disegni, secondo la modalità classica pre computer.
Per chi non è propriamente nativo digitale, è sempre nell’immaginario la classica enciclopedia che avvicinava al mondo delle ricerche, chi la possedeva era ricercato per studiare, era il regalo per una tappa particolare di vita (quando non era già presente in casa perché acquistata per i fratelli più grandi), ed era fonte di lavoro per i venditori porta a porta (soprattutto giovanissimi alle prime esperienze).
L’enciclopedia ha rappresentato un successo editoriale a cavallo tra gli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, coniugando il boom economico (con maggiori possibilità di acquisto) con il periodo della più diffusa scolarizzazione. Infatti l’educazione di bambini e ragazzi, in parallelo a quanto faceva anche la tv in quegli anni, era rafforzata dalla riforma della scuola media, unica e obbligatoria, che prolungava l’istruzione per tutti fino ai 14 anni. Così ci si accorgeva che la fatica dello studio poteva essere allietata dalla gioia di sfogliare volumi ben illustrati. Con l’aiuto dell’enciclopedia il sapere si acquisiva in modo più agevole, magari anche piacevole, e inoltre offriva l’occasione per fare ricerche di gruppo, socializzando con gli amici e suddividendosi i compiti a vantaggio della maggiore conoscenza, non solo culturale ma anche umana.
In questo contesto, quale significato ha la nuova uscita della Treccani in anni in cui le ricerche e la conoscenza in generale sono affidate a un click e a un copia-incolla? In pratica, ha ancora senso l’enciclopedia di carta, pur rivolta ai più piccoli, o è solo una provocazione culturale?
Nell’epoca della rete, invitare i bimbi ad avvicinarsi alla conoscenza tramite il vecchio libro da sfogliare per trovare le informazioni, è in effetti una bella sfida. E’ una conoscenza che avviene più lentamente del click e passa attraverso il tatto, e non attraverso lo schermo.
Nell’apprendimento è più opportuna la lentezza che la velocità: consente di riflettere, di ritenere meglio e di porsi domande. Sfogliare, cercare attraverso l’indice alfabetico, leggere, selezionare è un procedimento lento. Le immagini, soprattutto per i più piccoli, insegnano divertendo e raccontano meglio le cose del mondo, più delle parole.
Inoltre si insegna ai bambini che aprire una pagina internet o una pagina di carta non è la stessa cosa. Ogni epoca ha avuto i suoi strumenti, adeguati a quel determinato momento storico, e alle sue esigenze.
I libri sono per la lentezza e nella lentezza le conoscenze si consolidano meglio. Per questo i libri, come strumenti del sapere, non possono essere superati, pur nell’era di internet.
Ora a maggior ragione possiamo considerare i libri, e quindi anche l’enciclopedia cartacea, una palestra per affinare la capacità critica del lettore, che è una capacità non scontata in epoca internet, e che conviene sempre coltivare, sviluppare e aggiornare a vantaggio di tutti.