Non esiste una realtà oggettiva uguale per ogni persona, esiste una realtà fortemente connotata da chi la guarda.
Inizia un nuovo giorno con identiche modalità di quello che lo ha preceduto e non finisce ancora che inizio a pensare a come accoglierò quello che lo seguirà. E da più tempo che passo da una irrequietezza organizzativa a lunghe pause di “filosofiche” inattività materiali; in queste salvifiche zone d’ombra di ripopolamento di pensieri vedendomi tranquillo alcuni vorrebbero organizzarmi la vita, li guardo con commiserevole complicità, mi sembrano come qui boy scout che vedendo uno fermo al semaforo lo vogliono a tutti i costi aiutare ad attraversare la strada.
Mento sapendo di mentire, rassicuro che farò tesoro dei loro non richiesti e generosamente elargiti consigli, penso che prima o poi chiederò a un amico sacerdote quanti anni di penitenze dovrò scontare per queste bugie, sono certo che mi dirà che la “socialità obbligata” è già di per se una giusta punizione ed espiazione.
Evitare i consigliatori, quelli credono sempre di sapere cosa ti turba, ti guardano con occhio indagatore e quanto meno te lo aspetti partono con frasi ad effetto del tipo: “ limitati a osservare, svuotati da ogni pensiero non elaborare alcunché finiresti per danneggiarti da solo” non capisco e gli rispondo “grazie non c’è di che” e a quel punto sono loro a chiedersi di chè??
Se dovessi interrogarmi sui grandi temi dell’esistere, ma non mi sembra il caso di complicarmi la giornata, potrei uscirne affermando che: “in fondo me la sono cavata”. Potrei dire che una vita riuscita è come un quadro d’arte moderna, ognuno capendone poco può dargli un significato, in definitiva “non c’è niente da capire”. Le cose del quotidiano facilmente diventano difficili, questo aiuta a creare maggiore confusione e non sappiamo mai sino in fondo compiutamente spiegarci che influenza abbiano nel nostro modo di sentire la vita.
Bisognerebbe avere voglia di addentrarsi nei segreti del malinteso per provare a rimuovere le cause che compromettono i nostri momenti di riappropriazione del tempo attraverso l’ozio e la ricerca dello svago, dovremmo in sostanza concentrarci sui modi buoni o cattivi di vivere la vita.
Potrei auto accusarmi di occuparmi di astrattezze e autoreferenzialità, dovrei cercare di non scoprirmi a riflettere, tanto so già che è esercizio per perditempo, cosa serve pensare lo stare nel mondo e allestire una galleria in cui emerge il desiderio di occuparsi del senso dell’abitare la propria esistenza, dell’invecchiamento, dei volti, delle attese, in fondo è tempo sottratto alla vita vera, quella che si vive evitando giustificazioni e intellettualistiche ragioni di diserzione dal reale e dissertazione sul nulla. Mi piacerebbe nascondere le rughe dell’anima, a volte invece vorrei esibirle a completamento di un profilatura dell’esistere decisamente spigolosa. Se dovessi tornare alle scuole dell’obbligo e la traccia del tema fosse il “parlami di te” non avrei nello svolgimento confessionale alcuna remora o dubbi nel trattare temi quali la morte o l’abbandono, li sentirei distanti ed estranei, anzi ne parlerei da osservatore disinteressato.
Ammiro, ma non so essere come loro, i personaggi spumeggianti, quelli che continuano a dirti “non c’è problema” oppure “qual è il problema” vorrei essere come quelli che dalle mie parti definiscono “cape vacanti”, la loro vita si svolge sicuramente senza necessità di oliare i cardini della vita, nessun attrito, nessun rumore, in fondo il nulla, vivono in un mondo di astrazioni e leggerezze e finiscono il loro percorso con una smorfia di sorpresa perché non se lo aspettavano , scendono dalla vita come si scende da una giostra … non credo poi che sia vero sino in fondo, queste persone apparentemente superficiali ci riservano piacevoli e a volte imprevedibili sorprese.
Non esiste una realtà oggettiva uguale per ogni persona, esiste una realtà fortemente connotata da chi la guarda. A proposito di guardare, guardo fuori dalla finestra del mio studio, non si capisce bene che intenzioni abbia il tempo e domani volevo uscire a cavallo; una voce dall’altra stanza mi fa eco e il ritorno è : “Cavallo a dondolo”. Mha, se ne avessi uno in casa….