Caravaggio sarà preso a modello da molti artisti del Seicento in Italia e in tutta Europa, al punto da far nascere il termine caravaggismo per definire la sua influenza che si protrarrà, con alterne vicende, sino all’Ottocento, anche se, alla grande fama in vita, era seguito un oblio di due secoli. L’opera di Caravaggio è stata riscoperta e consacrata nel Novecento grazie agli studi di Roberto Longhi che nel 1951 gli dedicò una mostra epocale nel Palazzo Reale di Milano.
E Milano torna a omaggiare il grande artista con la mostra Dentro Caravaggio, sempre a Palazzo Reale dal 29 settembre con venti capolavori del Maestro riuniti qui per la prima volta tutti insieme. Un’esposizione unica non solo perché presenta al pubblico opere provenienti dai maggiori musei italiani e da altrettanto importanti musei esteri ma perché, per la prima volta le tele di Caravaggio sono accompagnate con innovativi apparati multimediali dalle rispettive immagini radiografiche che consentono al pubblico di seguire e scoprire, attraverso, il percorso dell’artista dal suo pensiero iniziale fino alla realizzazione finale dell’opera.
Tra i musei e le collezioni italiane che hanno prestato i propri capolavori ricordiamo: le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma-Palazzo Barberini e Galleria Corsini, con Giuditta che taglia la testa a Oloferne (1601-1602 circa), San Giovanni Battista (1604 circa) e San Francesco in meditazione (1606); la Galleria Doria Pamphilj, Roma con Riposo durante la fuga in Egitto (1597) e Maddalena penitente (1597); i Musei Capitolini, Roma con Buona Ventura (1597-1598 circa); la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, Firenze con Ragazzo morso da un ramarro
presieduto da Keith Christiansen e vuole raccontare da una prospettiva nuova gli anni della straordinaria produzione artistica di Caravaggio, attraverso due fondamentali chiavi di lettura: le indagini diagnostiche e le nuove ricerche documentarie che hanno portato a una rivisitazione della cronologia delle opere giovanili, grazie appunto sia alle nuove date emerse dai documenti, sia ai risultati delle analisi scientifiche, da diversi anni la nuova frontiera della ricerca per la storia dell’arte come per il restauro.
(1597-1598); la Galleria degli Uffizi, Firenze con Sacrificio di Isacco (1603); la Collezione della Banca Popolare di Vicenza con Coronazione di spine (1604-1605 circa); il Museo Civico Ala Ponzone, Cremona con San Francesco in meditazione (post 1604); la Basilica di Sant’Agostino, Roma con Madonna dei pellegrini (1604-1605); il Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli con Flagellazione di Cristo (1607); Palazzo Pitti, Firenze con Ritratto di un cavaliere di Malta (1607-1608); le Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano, Collezione Intesa Sanpaolo, Napoli con Martirio di Sant’Orsola (1610).
Tra i prestiti più prestigiosi dall’estero: San Francesco in estasi (1598-1599) dal Wadsworth Atheneum of Art di Hartford; Marta e Maddalena (1598-1599) dal Detroit Institute of Arts; Sacra famiglia con San Giovannino (1602-1604) dal Metropolitan Museum of Art, New York; San Giovanni Battista (1604) dal Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City; San Girolamo (1605-1606) dal Museo Montserrat, Barcellona;Salomé con la testa del Battista (1607 o 1610) dalla National Gallery, Londra.
Per ragioni conservative e di programmazione l’opera Martirio di Sant’Orsola di proprietà di Intesa Sanpaolo verrà ritirata dalla mostra il 27 novembre 2017, mentre l’opera Giuditta che taglia la testa a Oloferne di proprietà delle Gallerie Nazionali Barberini e Corsini verrà ritirata il 10 dicembre 2017.
Per ciascuna opera Rossella Vodret esamina nel suo avvincente saggio le varie fasi di esecuzione, portandoci alla scoperta, con importanti dettagli esecutivi e particolari iconografici, del modo di dipingere di Caravaggio.
Sono esposti inoltre anche alcuni selezionati documenti, provenienti dall’Archivio di Stato di Roma e di Siena relativi alla vicenda umana e artistica di Caravaggio, che hanno cambiato profondamente la cronologia dei primi anni romani e creato misteriosi vuoti nella sua attività. Scarse, infatti, sono le notizie tra la fine del suo apprendistato presso Simone Peterzano nel 1588 e il 1592 quando compare a Milano in un atto notarile. Così come l’arrivo a Roma è documentato solo all’inizio del 1596 e dunque rimane misteriosa la sua vicenda in questi otto anni, non pochi per un pittore che ha lavorato in tutto meno di quindici anni. – Per chiarire gli anni giovanili di Caravaggio è stata essenziale la scoperta da parte di Riccardo Gandolfi di un inedito manoscritto di Gaspare Celio, databile al 1614, dove sono testimoniate le difficoltà economiche del giovane Caravaggio a Roma, l’umile lavoro presso Lorenzo Siciliano, dove dipingeva due teste di santi al giorno per cinque baiocchi l’una, il ruolo fondamentale svolto da Prospero Orsi, che lo presenta al cardinale Del Monte, fautore del lancio della carriera dell’artista nell’ambiente romano. La questione dei primi anni di Caravaggio a Roma è cruciale ed è affrontata nel catalogo della mostra, oltre che dal saggio di Gandolfi, da altri quattro scritti: Orietta Verdi ricostruisce la cronologia degli spostamenti del maestro tra il 1595 e il 1597; Francesca Curti ridisegna la geografia dei primi luoghi frequentati da Caravaggio a Roma e i suoi rapporti con artisti e committenti; Alessandro Zuccari traccia per la prima volta una attendibile sequenza dei lavori di Caravaggio antecedenti il luglio 1597, Sybille Ebert-Schifferer ripercorre le tappe cruciali della vita del maestro inserendole nel più ampio contesto delle fitte relazioni con i vari personaggi – amici e nemici – con cui venne in contatto.
La tecnica di Caravaggio è stata oggetto di uno studio approfondito promosso dal MiBACT che, a partire dal 2009, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, ha analizzato attraverso una importante campagna di indagini diagnostiche le ventidue opere autografe presenti a Roma: “Sono emerse così – afferma la curatrice Rossella Vodret – alcune costanti nelle modalità esecutive di Caravaggio, ma sono venuti anche alla luce elementi esecutivi inaspettati e finora del tutto sconosciuti: dagli strati di pittura sono affiorate una serie di immagini nascoste. Inoltre è stato sfatato il mito che Caravaggio non abbia mai disegnato, dacché sono apparsi tratti di disegno sulla preparazione chiara utilizzata nelle opere giovanili”.
Il cambiamento cruciale nella sua tecnica avviene nel 1600 quando Caravaggio viene chiamato a dipingere la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi: primo incarico pubblico e su tele di grandi dimensioni. Gli viene dato un solo anno di tempo per completare l’opera e un compenso all’epoca straordinario: 400 scudi. Abituato a dipingere all’inizio della carriera “tre teste” al giorno per appena un grosso l’una, come ci dicono le fonti documentarie, si può comprendere come questa commessa rappresenti una svolta fondamentale per la carriera e la vita dell’artista.
Nelle tele Contarelli la preparazione è scura, composta da terre di diverso tipo, pigmenti e olio. In sostanza, Caravaggio parte dalla preparazione scura e aggiunge soltanto i chiari e i mezzi toni, dipingendo solo le parti in luce. Di fatto non dipinge le figure nella loro interezza, ma solo una parte. In tutto il resto del quadro non c’è nulla: il fondo scuro e le parti in ombra sono resi solo con la preparazione, a volte velata, non c’è pittura. Questo nuovo modo di dipingere caratterizzerà tutta la sua produzione fino alla fine della sua vita.
Attraverso le riflettografie e le radiografie, che penetrano in diversa misura sotto la superficie pittorica, si è potuto seguire il procedimento creativo di Caravaggio, i suoi pentimenti, rifacimenti, aggiustamenti nell’elaborazione della composizione. A tale proposito opera emblematica è il San Giovannino di Palazzo Corsini, dove le analisi ci permettono di leggere l’aggiunta di un agnello, simbolo iconografico poi eliminato.
Keith Christiansen, Larry Keith e Claudio Falcucci hanno approfondito lo studio della tecnica esecutiva di Caravaggio. Christiansen ha individuato nelle incisioni il mezzo in cui il pittore non solo impostava sulla preparazione la posizione della figura, ma consentiva anche al modello di riprendere la sua posa nelle sedute successive. Keith ha analizzato la tecnica esecutiva dei tre quadri conservati alla National Gallery di Londra (Ragazzo morso dal ramarro, Cena in Emmaus e Salomé), riscontrando la diffusa presenza del disegno a pennello. Falcucci, l’ingegnere che ha eseguito le indagini diagnostiche su alcune opere in mostra, ricostruisce, analizzando ogni strato di ciascun dipinto, il processo pittorico delle opere della maturità di Caravaggio.
Alla campagna di indagini eseguita tra il 2009 e il 2012 sulle opere romane di Caravaggio, a cura della Soprintendenza per il Polo museale romano in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, hanno fatto seguito, grazie al sostegno del Gruppo Bracco, nuove importanti indagini diagnostiche su altre nove opere in mostra, mentre quattrosono state analizzate dai musei prestatori; di alcune, con un progetto congiunto Università degli Studi di Milano-Bicocca e CNR, viene proposta in mostra una innovativa elaborazione grafica per renderle più leggibili al grande pubblico.
Il catalogo della mostra edito da Skira, frutto dell’apporto dei più importanti studiosi di Caravaggio, presenta i testi di: Rossella Vodret, Keith Christiansen, Alberto Zuccari e Riccardo Gandolfi, Sybille Ebert-Schifferer, Claudio Falcucci, Carlo Giantomassi, Marco Ciatti e Cecilia Frosinini, Roberto Bellucci, Caterina Bon Valsassina, Larry Keith, Orietta Verdi, Francesca Curti. L’e-book, allegato al volume, contiene approfondimenti scientifici e diagnostici che consentono attraverso riflettografie e radiografie di seguire il procedimento creativo di Caravaggio, i suoi“pentimenti”, rifacimenti, aggiustamenti nell’elaborazione della composizione: in pratica per navigare dentro le immagini di Caravaggio.
Foto in evidenza: Michelangelo Merisi da Caravaggio: La Buona Ventura, 1597 – Olio su tela, 115 x 150 cm – Musei Capitolini – Pinacoteca Capitolina – Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – Foto Giuseppe Schiavinotto
Fonte: Ufficio Stampa MondoMostreSkira / Ufficio Stampa Comune di Milano