Le poesie di Lilli Pati inebriano, ancor più invitano il lettore a lasciare la zavorra e a volare con lei, con le sue parole da usare come ali per spiccare il volo.
Il grande volo, come Icaro, che volle inondare di luce il suo viaggio di ascensione verso il sole e divenne fuoco che divampa la nostra anima. Così sono le poesie di Lilli, oramai pluriscrittrice di poesie e romanzi. Ho avuto la ventura di seguire la sua evoluzione umana e artistica, quel suo desiderio di esprimere con un guizzo della parola uno stato d’animo, aiutandosi con gli elementi naturali: il vento, ànemos, soffio vitale, che giunge da lontano, da un mondo immaginifico, dalla luna forse, dove sono depositati i senni e le aspirazioni degli esseri umani. E da lì accarezzando le onde marine, nutrendosi dei sali della brezza marina, arrivare sino al suo cuore e fuoriuscire dalle sue labbra, una volta che il cuore ha sedimentato, elaborato e soffiato parole d’amore.
Questa la parola magica che Lilli pronuncia, non dimenticandosi del verso virgiliano: Omnia vincit amor. Tutto vince l’amore: le nostre ritrosie, i dubbi, il dolore, finanche la morte che si ritira davanti alla passione che erompe dal vulcano sentimentale di Lilli. Lo abbiamo già sperimentato nell’animo leggendo i versi della raccolta precedente “Come un’orchidea bianca” del 2016 e le storie narrate nei due romanzi che hanno riscosso notevole successo: “Il richiamo dello scrigno” del 2015 e “Cinquanta passi di una libertà negata” del 2019. Storie di vita che si intrecciano a livello professionale ma soprattutto umano, proprio laddove nei bassifondi dell’umanità sembrano albergare la bassezza morale e la marginalità. Ebbene, proprio lì è possibile incontrare degli animi generosi e profondamente umani per i quali la parola affidata al vento e rischiarata dalle stelle possa rappresentare un’ancora di salvezza e di redenzione. Per questo le poesie di Lilli sono preziose per noi. Si corre il rischio di usarle come spade per far fronte alle traversie della vita ovvero, incoraggiati, farsene scudo per guardare con passione alla vita che trascorre. La sua parola è goccia di rugiada che disseta le nostre esistenze e le lancia sugli astri, di cui godiamo il riverbero di Luce nella Controluce. Bello questo giochetto dove si insinua l’atteggiamento della poetessa, attenta a non dissipare neppure una visione che rischiara direttamente o per riflesso la nostra vita. “Aspetterò /il fiorire / di quel rigurgito seme / lasciato fluire nel vento / la natura colorarsi d’amore / e il sorriso / del tuo notturno canto”. Ecco la lezione da trarre: saper aspettare, non affrettare il tempo del desiderio e del piacere, cogliere l’essenza di ogni cosa, andare sempre in profondità, arrivare all’anima e succhiarla, come soffio vitale. L’anima di ogni cosa, animata e inanimata, persona, animale, vegetale, il paesaggio, il mare onnipresente con le sue onde che fluttuano come la nostra vita che ci prende e ci travolge con la sua bellezza. E così ne “l’onda / si adagia / sullo scoglio consumato / quasi a richiamare l’impeto di un tempo lontano” si immagina la nostra tensione che non demorde quasi richiamando alla mente la potenza e l’ardore giovanili, mai domi. Un altro tema che riaffiora qua e là è quello del viaggio come strumento traslato per abbattere il tempo. Un movimento dell’animo che avviene prima nella interiorità e poi si configura come tentativo di infrangere le barriere librandosi felice verso l’orizzonte, non temendo le profondità degli abissi, anzi inoltrandosi nell’ignoto per sondarlo e riaffiorare grazie alla potenza evocatrice del verso. Pluripremiata per le sue splendide poesie, mi piace terminare con questa significativa immagine della “sabbia che scivola fra le dita come fiume del mare”: ogni granello un’emozione vissuta attraverso la potenza del sentimento.
Libro pubblicato dall’autore, 2020, pp. 105, € 14,50.