La funzione dello scrivere nell’era della globalizzazione e della digitalizzazione: diversi autori si confrontano su questo tema nel libro “Il sentimento della scrittura” a cura di Raffaella Leone.
La casa editrice Secop di Corato (BA), guidata da Peppino Piacente, per il suo quindicesimo anno di attività si è fatta un regalo. Ha pubblicato un’antologia con i contributi dei suoi autori su un tema comune a tutti: la scrittura, anzi, come recita il titolo del libro “Il sentimento della scrittura”, curato da Raffaella Leone, attiva promoter dell’editrice.
Tanti gli aspetti esaminati su un tema così vasto: si va dalle forme di scrittura proposte nelle innumerevoli piattaforme social al problema della disaffezione alla lettura, alla scrittura di qualità venuta meno a causa dei tanti che ritengono che l’uso social esenti dal rispetto delle regole minime di sintassi e grammatica, agli autori consacrati “scrittori” non per il fatto di saper scrivere ma per essere in grado di vendere.
Cosa vuol dire, allora, scrivere oggi? Quali sono le frontiere della scrittura nel terzo millennio, visto che paradossalmente sono più gli scrittori che i lettori, e tutti si sentono in dovere (o in grado) di scrivere?
In questo libro tanti autori spiegano il senso e i limiti della scrittura oggi, ma anche gli entusiasmi che li spingono a condividere con il pubblico riflessioni, considerazioni, poesie, articoli e studi.
Si comprende così che la scrittura agevola sentieri di ricerca esistenziale, è strettamente legata alla lettura (perché leggere consente di riflettere e di capire il punto di vista dell’altro), agevola l’esercizio della critica, aiuta a formulare un proprio pensiero. Inoltre è rifugio nei momenti di tristezza, oasi di felicità e di relax.
La scrittura riesce sempre a cogliere nell’ambito dell’esistenza qualcosa di inesplorato e di inedito, come dimostrano i racconti posti in appendice al libro.
La scrittura che nasce dal cuore diventa un atto d’amore, si offre come una carezza verso gli altri, diventa fonte di legami, si propone come atto di creazione, quella creazione che si serve della notte, per cui il bravo scrittore ha sempre accanto al comodino un taccuino su cui appuntare l’ispirazione nelle ore più insolite.
Scrivere è anche un atto di gratitudine verso quelle persone che popolano la propria quotidianità, per i quali si scrive e che ispirano quanto si scrive.
Scribo, ergo sum felix, afferma Lino De Venuto. Ebbene la scrittura è fonte di felicità, perché consente un’opera catartica, ma anche un’opera finalizzata a dare qualcosa di sé agli altri. E l’altruismo genera gioia.
Allora buona scrittura a chi possiede questo talento e cerca di condividere la sua arte con chi è disposto a lasciarsi coinvolgere. Speriamo siano in tanti!