E’ noto che ormai la variegata offerta formativa prodotta dalle riforme universitarie, dall’alta scolarizzazione, dal desiderio di affermazione degli atenei ha fatto sì che un semplice corso di studi composto da laurea breve, laurea specialistica, laurea magistrale, ecc., non sia completo se non venga coronato da uno o più master universitari.
Questi corsi di studio specialistici fanno la differenza sul curriculum, qualificano maggiormente, danno indicazioni più operative rispetto alla teoria dei corsi classici e… consentono un altro paio d’anni di parcheggio prima dell’ingresso nel mondo del lavoro, filtrato comunque da stage e da vari contratti flessibili o atipici sui quali il diritto del lavoro negli ultimi anni si è sbizzarrito.
Talvolta sotto il nome di master troviamo anche corsi brevi di formazione che durano lo spazio di un fine settimana e non garantiscono neanche opportunità di lavoro. E’ ovvio che non sono veri e propri master, ma chiamarli così fa più scena.
Invece i master propriamente detti, di durata annuale o biennale, sono considerati passaporti di lusso per l’accesso ai vertici aziendali. Si tratta di percorsi formativi altamente specializzati e adeguati alle nuove dinamiche professionali.
Gli argomenti attraversano l’intero scibile: dalla gestione d’impresa al giornalismo, dalla gestione delle risorse umane alle problematiche di psicologia, privilegiando un taglio più tecnico, più vicino alla concretezza del mondo del lavoro e all’elaborazione di progetti sul campo.
Un tempo la frequenza di un master era molto onerosa e mediamente il costo era sostenuto dalle grandi società per i dirigenti più in vista. Oggi, con l’aumento dei corsi post lauream, anche i costi sono diminuiti e i master sono diventati accessibili, se non a tutte, almeno a buona parte delle tasche italiane, garantendo una formazione di grado superiore per i neo laureati e maggiori opportunità di approfondimento e di confronto per quanti sono già inseriti nel mondo professionale.
Una caratteristica di rilievo è che spesso i master sono strutturati in convenzione con società e aziende presso le quali poi si potrà svolgere un progetto di stage, talvolta affiancati da tutor universitari o aziendali. Con lo stage si apre la possibilità – dopo il breve periodo di tirocinio – di poter essere assunti in azienda. Il rischio talvolta è che le aziende considerino lo stage un modo per avere manodopera a basso costo al fine di rispondere al telefono o di fare fotocopie di montagne di documenti. Un master di qualità invece deve garantire la giusta sintesi tra teoria e pratica, lavorando su progetti aziendali concreti, discutendoli e valutandoli.
Un buon master è anche un buon biglietto da visita per l’Università che lo attiva e per chi lo utilizza adeguatamente nel mondo del lavoro accrescendo la propria formazione, integrando i contenuti forniti dalla laurea e maturando le modalità per competere nel mondo del lavoro.
Chi investe nel post lauream deve avere subito presenti gli sbocchi professionali su cui riversare le proprie competenze e capacità acquisite o affinate nello studio personale, di gruppo, sul campo.