Una storia incredibile, eppure vera. Al largo di Rimini, l’utopia che trova una momentanea realizzazione in una piattaforma di 400 mq al largo, fuori dalle acque territoriali. Il film è dicembre al cinema e dal 9 dicembre su Netflix.
L’ingegnere Giorgio Rosa aveva già sperimentato la sua ingegnosità tecnologica in apparecchiature di aria e di terra, un prototipo di automobile, molto rozza ma efficace, ovviamente senza targa e senza libretto di circolazione, veicolo sequestrato dalla polizia con arresto immediato per resistenza alla forza pubblica usata per proteggere il mezzo prodotto dal suo fantasioso ingegno. Nel frattempo, era il ’68, il mondo giovanile è in subbuglio. Tutto parte in America, il film Fragole e sangue (1970) lo racconta. Poi la protesta studentesca si diffonde in giro per il mondo e giunge in Europa, il Maggio francese, l’ansia di libertà, la lotta contro l’imperialismo americano che subisce uno scacco clamoroso dal piccolo David Vietnam. La fantasia al potere contamina anche il nostro ingegnere che ha la bella pensata, mentre indotto da una visione al gran giro di Imola osserva una piattaforma costruita in mare per pompare petrolio. La sua intuizione è geniale, la racconta al suo amico Maurizio, dedito all’alcol, che vede in quell’idea una ragione di vita. Cerca anche di coinvolgere a far parte della squadra la fidanzata di un tempo, Gabriella avvocato internazionale, ma lei al momento non si fa sedurre dai suoi sogni. Per strada, si far per dire, incontrano e raccolgono un naufrago e un animatore tedesco, senza arte né parte, ma pure lui ricco di inventiva e una ragazza incinta non si sa da chi. Insieme cominciano a costruire la piattaforma e a popolarla di sogni. Soprattutto ne fanno un’isola senza poteri e senza leggi, attirando l’interesse di tanti giovani dall’Italia, dall’Europa e dall’America. Sulla piattaforma ci si sta insieme, si beve e si balla. Non si deve rendere conto a nessuno. Manca ora il riconoscimento di stato indipendente e i nostri si rivolgono all’Onu, che investe della questione le autorità italiane, qui rappresentate dal ministro dell’Interno Franco Restivo (Fabrizio Bentivogli) e dal Presidente Giovanni Leone (Luca Zingaretti). Il governo è preoccupato e anche il Vaticano mal sopporta che accanto ai sacri lidi della patria ci sia una comune senza regole e leggi. Minacciano l’intervento della forza, mentre l’ingegnere invoca il soccorso della Unione Europea, che si dimostra interessata ma dichiara la sua incompetenza in quanto la piattaforma si stende fuori dalle acque territoriali europee. Un nave della marina italiana è incaricata di far sparire il bel sogno facendo saltare in aria la piattaforma. “E’ vero – dice alla fine Gabriella mentre la struttura esplode – che se non riusciamo a cambiare il mondo almeno dobbiamo tentare di farlo”. E così svanisce un tentativo di “libertà totale”: con questa definizione Giorgio si contrappone alle minacce messe poi in opera dal governo italiano. Certamente un bel film, condotto su un registro sempre leggero. Molto bravi e freschi gli attori, che danno prova di grandi capacità nel rappresentare uno spaccato della storia d’Italia e del movimento studentesco nel tentativo di realizzare l’utopia di fondazione di un nuovo stato senza leggi. La consulenza storica è affidata a Walter Veltroni. Bravo il regista Sydney Sibilia, classe 1981, che ha fondato nel 2014 insieme a Matteo Rovere (regista de “Il primo re” e “Romulus”) la casa di produzione Groenlandia. Elio Germano, attore e regista teatrale, ha dato vita all’ingegnere Giorgio Rosa. Nel corso della sua carriera ha ottenuto il David di Donatello quale miglior attore per i film “Mio fratello è figlio unico”, “La nostra vita” e “Il giovane favoloso”. Per “La nostra vita” ha vinto anche il Nastro d’argento e il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes 2010. Nel 2020 ha ricevuto l’Orso d’argento al Festival di Berlino per l’interpretazione del pittore Antonio Ligabue nel film “Volevo nascondermi”. Casa di produzione Groenlandia, durata 117 minuti.