L’analisi geopolitica del Generale di Corpo d’Armata (riserva) E.I. Roberto Berbardini sull’estremismo islamico in Europa, alla luce anche dei recenti fatti di terrorismo accaduti in Francia.
Nessuno poteva illudersi che fosse finita. Il terrorismo jihadista è tornato a tracciare scie di sangue in Francia e quindi nella nostra Europa.
L’attacco terroristico di Nizza del 29 ottobre ha costretto il presidente francese a dichiarare lo stato di emergenza per la sicurezza e a far applicare restrizioni all’attività delle comunità islamiche francesi. Nel mondo arabo e musulmano sono scoppiate proteste e violenze in chiave antifrancese con minacce di nuovi attacchi terroristici contro la Francia in difficoltà.
Già il tremendo omicidio dell’insegnante Samuel Paty da parte di un adolescente islamista ceceno lo scorso 16 ottobre aveva provocato una tumultuosa risposta emotiva in tutto il Paese, ora consolidata, e dato vita ad un acceso dibattito sulla minaccia che i fanatici islamici rappresentano per l’ordine repubblicano.
Negli anni, i governi francesi hanno cercato di affrontare il problema attraverso due principali vie: riforme per migliorare la situazione economica e sociale nelle periferie e misure energiche contro elementi estremisti islamici. Ma il tentativo è sempre fallito a causa di disaccordi politici. Ora se ne pentono e vorrebbero fare marcia indietro
Le critiche per l’ascesa dell’Islam radicale in Francia hanno fatto cambiare il clima sociale ed hanno quindi consentito a Macron di adottare un approccio più risoluto verso l’escalation dell’estremismo islamista e di prevedere misure più severe contro l’immigrazione illegale.
Due settimane prima dell’omicidio di Samuel Paty, il presidente Macron si era espresso contro il “separatismo islamista” in Francia definendolo chiaramente e duramente come un pericolo per il sistema repubblicano francese.
Affermazioni di rilevanza internazionale tale da provocare anche la dura reazione del presidente della Turchia che ha definito Macron “mentalmente instabile” e chiesto il boicottaggio delle merci francesi. Parigi ha risposto richiamando il suo ambasciatore da Ankara.
Reazioni immediate e violente a livello politico e sociale quindi, che sono un segnale molto preoccupante e che confermano la “guerra di civiltà” in corso tra le democrazie occidentali e il mondo musulmano.
Questa dunque la situazione francese ma anche europea. Si riaprono ora due scenari: quello della conclamata presenza di jihadisti non solo sul territorio francese, ma anche in tutta Europa e il ritorno sulla ribalta internazionale del delicatissimo binomio terrorismo-immigrazione che rinfocola le polemiche sul controllo dell’immigrazione a livello europeo.
Non c’è dubbio, l’Europa negli ultimi decenni molto controversi per quanto riguarda i suoi rapporti con il mondo islamico non ha saputo adottare una strategia adeguata ne sulla generale questione islamica ne tantomeno sul fenomeno dell’immigrazione.
Possiamo quindi permetterci di affermare che su questi due scenari, jihadisti sparsi per il vecchio continente e capacità di esercitare un controllo serio sui clandestini, si giocherà almeno una parte del futuro dell’Europa.
Certamente così non si può andare avanti, occorre un cambio di tendenza.
Macron primo tra tutti in Europa ha deciso un cambio di atteggiamento. Accetta ovviamente l’Islam ma vuole un “Islam….alla francese”!
E’ questo uno dei progetti fondanti della presidenza di Macron. Preso atto del fallimento del sistema di integrazione dei musulmani in Francia, l’Eliseo lavora ora ad una legge per combattere il fondamentalismo islamico, uno strumento legislativo che intende offrire anche a tutta l’Europa perché nell’ottica francese questo è un problema europeo.
Integrare le comunità islamiche evitando, come già successo, società parallele e spegnendo sul nascere i focolai di fondamentalismo è infatti la sfida che aspetta tutti i Paesi europei che ospitano consistenti comunità islamiche.
La legge che vorrebbe Macron è sicuramente ambiziosa anche se fortemente ammantata del laicismo francese, ma è una legge che se ben strutturata potrebbe essere poi applicata anche in altri Paesi, Italia compresa.
L’obiettivo di Macron è la piena integrazione raggiunta con la completa riorganizzazione dell’islam in Francia. Coscienza religiosa, laicità e assoluto rispetto da parte dei musulmani delle leggi della repubblica.
In definitiva si vuole stabilire chi debba rappresentare i musulmani in Francia respingendo le influenze straniere, prime tra tutte quelle della Turchia che oggi è molto presente.
Qual è l’ostacolo che si oppone a questo progetto? Secondo Gilles Kepel, il maggior islamologo francese, il progetto è viziato da un equivoco di base: Macron non ha la facoltà di stabilire chi rappresenti l’islam in Francia perché semplicemente l’Islam non prevede rappresentatività. Loro non hanno un Papa.
Anche la stessa idea di un Islam istituzionalmente e controllato dallo Stato non può funzionare.
In questa materia non sono ammesse semplificazioni. Tentare di investire i principi dell’Islam sul corpo normativo repubblicano è improponibile ma anche poco opportuno.
Ma anche un altro grande ostacolo si frappone sul percorso di Macron: la “shari’a”. I musulmani sono sempre sottoposti alla sacra legge“Shari’a” indipendentemente dal luogo dove vivono perché essa si applica solo sulla persona, non sul territorio.
Allora cosa si deve fare? E’ indispensabile cercare di coinvolgere la collettività musulmana nel processo di integrazione, tenendo ben presenti le connesse difficoltà perché è proprio l’integrazione quello che non vogliono gli islamisti fautori dell’idea che l’Islam sia inconciliabile con la democrazia occidentale. E’ quindi un problema squisitamente culturale che richiederà un serio impegno. Un impegno globale ricorrendo a quanto di meglio ogni Paese possa offrire.
Non ci sono alternative. Nel rapporto finale della commissione di inchiesta USA sull’11 settembre leggiamo un’affermazione molto significativa:“Il nemico non è il terrorismo, il nemico non è l’islam ma una perversione dell’Islam…lo scopo della nostra guerra deve essere la sconfitta di questa ideologia altrimenti tutti gli sforzi falliranno”
Proprio così!