Dopo l’ipotesi di addossare ai sindaci la responsabilità del controllo del territorio pur in assenza dei mezzi necessari per farlo, i sindaci prendono posizione e lo fanno mettendo tutto nero su bianco.
Il governo nazionale ha provato a traferire la patata bollente del controllo del territorio in funzione anti assembramento ai governi locali, ma la levata di scudi da parte di Governatori e Sindaci lo ha costretto a fare un passo indietro, derogando ai Prefetti l’onere di predisporre i necessari controlli.
La situazione epidemiologica sembra ormai ancora una volta sfuggita di mano ed ecco che si cerca, come spesso accade il Italia, di applicare la regola dello scarica barile.
Peccato che, in questo caso, non ha funzionato. Perché, se è facile dire “fatelo voi” non è altrettanto semplice farlo per davvero se chi è chiamato ad operare non dispone dei mezzi necessari.
La verità è che ci siamo fatti trovare impreparati ad affrontare l’annunciata seconda ondata di Covid. A dire il vero, forse, si sarebbe potuta evitare. Responsabilità precise ce ne sono e prima o poi qualcuno dovrà risponderne. Riaprire le discoteche, riconsentire la movida, permettere gli assembramenti come se nulla fosse è costato caro.
Non si poteva fermare l’economia, è la giustificazione, e questo in parte è vero. Bisogna contemperare le esigenze di salute pubblica con quelle dell’economia. Non ci si può salvare dal Covid e poi morire di fame, ma siamo sicuri che le misure messe in atto siano state adottate con il criterio del buon senso? Non credo. E comunque dall’esperienza si impara, o si dovrebbe imparare.
Nell’approssimarsi della seconda ondata di contagi si dispone la chiusura di piccole attività quali parrucchieri, estetisti, ecc.
Attività che, a ben vedere, sono forse le uniche che possono garantire la sicurezza della clientela. Dal parrucchiere o dall’estetista non c’è assembramento, soprattutto se riceve per appuntamento. Eppure, saranno proprio piccole attività come queste ad andare in sofferenza economica.
Di contro, qualche giorno fa trovandomi a Milano per lavoro nel tardo pomeriggio, dove sono arrivato utilizzando una linea della metropolitana stracolma di gente, ho assistito ad uno spettacolo che mi ha lasciato perplesso. Una vera e propria folla occupava uno slargo che dovevo attraversare a piedi e nessuno dei giovani che stazionavano in prossimità dei due locali che si fronteggiano agli angoli opposti della piazza indossava la mascherina. Mi sono dovuto fare largo tra due ali di persone che continuavano a fare movida tranquillamente, con tanto di bicchieri colmi di alcolici in mano, senza che nessuno controllasse. Non c’era un poliziotto neanche per sbaglio.
Queste cose succedono a Milano, direte voi. Beh, non è che in provincia ci siano situazioni del tutto diverse. Basta andare in qualche ipermercato superaffollato durante il fine settimana per ritrovarsi con decine di persone che portano la mascherina sotto il naso e qualcuno anche sotto il mento. Non è il caso di riferire il contenuto della risposta ricevuta da qualcuno che ho invitato ad indossarla a dovere. E anche quando mi sono rivolto ad un dipendente la risposta è stata infastidita. Allora ho deciso di portare le mie rimostranze direttamente al bancone centrale, ma mi sono ritrovato davanti l’impiegata addetta con la mascherina sotto il mento. Ho rinunciato e sono andato via.
Ci sono centri commerciali dove l’attenzione è massima e le disposizioni vengono fatte rispettare, altri dove pensano solo a far soldi e non gliene importa nulla neppure dei loro stessi clienti. E i controlli? Non c’erano.
Il dubbio è che si tenda a perseguire i piccoli (per es. parrucchieri ed estetisti) e lasciare che i grossi (per es. ipermercati e centri commerciali), facciano quello che vogliono. Sarebbe interessante conoscere quanti di questi sono stati sanzionati per l’omissione dei controlli all’interno dei loro locali.
Il vero problema che ci troviamo ad affrontare è l’incoscienza di qualcuno che, in totale assenza di ogni senso civico, non osserva in alcun modo le disposizioni di distanziamento e non usa correttamente le mascherine. Bastano poche persone che si comportano in questo modo per fare grandi danni.
La soluzione non può che essere l’intensificazione dei controlli, e soprattutto l’applicazione di sanzioni che tali comportamenti possano effettivamente scoraggiare.
La trovata di sbolognare ai sindaci l’organizzazione dei controlli, nella piena consapevolezza che un simile provvedimento altro non è che uno spot a cui non può far seguito alcuna azione concreta, è l’esempio più eclatante di come si sta gestendo questa gravissima situazione pandemica.
Questa volta però, i sindaci si sono ribellati e così sono stati chiamati in causa i Prefetti. I sindaci però non rimangono in silenzio e qualcuno, come quello di San Giuliano Milanese, ha pensato bene di scrivere al Prefetto e al Ministro dell’interno per chiedere più mezzi, ovvero più uomini delle Forze dell’Ordine. Difficile credere che qualcuno risponderà prontamente alle richieste.
Di seguito, copia integrale della lettera.