In mostra, per l’iniziativa Arte in Fabrica, opere inedite concepite e realizzate per l’architettura che le accoglie.
Da venerdì 18 settembre 2020 a domenica 28 marzo 2021 Arte in Fabbrica, nella sede storica della Gori Tessuti e Casa di Calenzano (Firenze), ospita la mostra personale Profondo Oro di Flavio Favelli (Firenze, 1967), a cura di Pietro Gaglianò.
Il nuovo progetto di Favelli si sviluppa attraverso un dialogo intrecciato con gli spazi dell’azienda e con le sue attuali ricerche.
Tutte le opere presentate sono inedite, concepite e realizzate per l’architettura che le accoglie: a partire dal grande dipinto su muro, che rimarrà come opera permanente su una delle facciate esterne, fino alle installazioni e alle sculture visibili negli spazi espositivi recentemente aperti al pubblico.
Il titolo della mostra, Profondo Oro, declina l’interpretazione data dall’artista di un universo sociale tutto nazionale, in gran parte consegnato alla storia ma che non smette di influenzare l’immagine che l’Italia costruisce di se stessa. Si tratta quell’aspirazione al lusso e al benessere materiale che ha caratterizzato il sogno italiano dal boom economico degli anni Cinquanta fino ai tempi più recenti, fino al vissuto dell’artista. Una temperie culturale che molto più che nello spazio pubblico si dispiega in quelli privati, nell’habitat della famiglia mononucleare incardinato sul sentimento dell’appartenenza e sull’illusione dell’apparenza. La casa, con i suoi arredi, gli accessori, le finiture, è il luogo di rappresentazione dello status sociale. Nel nido di questo micro-sistema si affresca più che l’immagine di sé il desiderio di quell’immagine: l’ottimismo di almeno due generazioni che si sono espresse nella costruzione degli scenari privati, coltivando per narcisismo un malinteso spirito di classe.
Ecco perché l’oro del titolo non allude alla pregevolezza del metallo. La sua preziosità, lucente e fittizia, si riferisce invece ai rivestimenti e alle patine che travestono materiali meno nobili: dalla verniciature dei legni e delle leghe alle lucide confezioni. È un oro che oltre il primo strato ha altre profondità, di carattere sociologico, economico, culturale e anche politico: un oro che attraverso la dichiarazione di un lusso solo presunto descrive, più efficacemente del cinema e della letteratura, le speranze e gli inganni di una complessa compagine sociale.
Questo è il mondo al quale in larga parte guarda Favelli, e dal quale provengono gli elementi ricorrenti della sua estetica: uno scenario che può essere sintetizzato come un ritratto di famiglia borghese in un interno le cui parti tornano a edificare uno scenario ambivalente.
Se a prima vista si potrebbe leggere un’oscillazione fra una durezza del risveglio alla realtà odierna del sogno italiano e una specie di tenerezza nostalgica per quel mondo andato in frantumi, uno dei temi centrali delle riflessioni dell’artista e della mostra, ruota attorno ad un certo immaginario che in qualche modo Favelli considera “quasi eterno”, comunque non classificabile come “cose del passato” e “memoria”, ma segni, forme, scritte e oggetti capaci di trattenere dei tratti essenziali, dei simulacri, veri e propri modelli. Delle presenze che evocano e tramandano valori che segnano il tempo e la società.
Profondo Oro si pone quindi in linea con la ricerca estetica che caratterizza il lavoro dell’artista, con la sua attenzione per la storia degli oggetti e dei materiali che indaga, decostruisce e combina in nuove forme.
Così il colore oro domina il murale all’aperto e da lì si ramifica ed emerge sul corpo delle installazioni all’interno. Le due grandi sculture sono composte con ante e pannelli per specchiere di armadi e altri mobili dismessi, provenienti da questa cultura dell’arredamento. La superficie dell’opera si rivela pittorica, già tessuta in una organizzazione di segni. Il legno porta la traccia del tempo e dell’uso, del deperimento naturale dei materiali, delle ossidazioni, delle reazioni a contatto con liquidi e di altri incidenti domestici. Gli spazi che guidano alla grande sala espositiva ospitano altri lavori, tra questi una installazione luminosa costruita con l’assemblaggio di alcune insegne al neon.
Arte in Fabbrica, con il progetto di Flavio Favelli, dopo la mostra di Vittorio Corsini, segna il secondo episodio del progetto ideato da Fabio e Paolo Gori per conciliare i ritmi dell’azienda con l’esperienza diretta dell’arte. In questa occasione, per ampliare il tempo e le possibilità di fruizione della mostra, Arte in Fabbrica si aprirà a un programma di percorsi didattici e di appuntamenti collaterali per la visione delle opere in diversi formati di fruizione.
La mostra sarà accompagnata da un volume edito dalla casa editrice Gli Ori.
Fonte: Press Office Sara Zolla – Ufficio stampa e comunicazione