Il Coronavirus ha fatto sperimentare a tutti, anche agli iperattivi, il senso del tempo sospeso. Tempo sospeso anche nelle relazioni, che, pure loro, sono diventate sospese.
Tutti ora abbiamo capito cosa è il “tempo sospeso”, parola senza significato particolare usata fino ad oggi in qualche frase ad effetto. Il senso lo capiva solo chi, per i vari casi della vita, era costretto a trascorrere tanto tempo in casa, senza i ritmi di una normale giornata fatta di impegni di lavoro e svaghi (talvolta più impegnativi del lavoro stesso). Queste persone erano considerate un po’ anomale, perché la permanenza in casa li aveva resi pigri, non inclini o incapaci di onorare più impegni nella stessa giornata o fare più cose insieme, vivendo un tempo molto rallentato.
Il Coronavirus ha fatto sperimentare a tutti, anche agli iperattivi, il senso del tempo sospeso. E abbiamo capito che non bisogna giudicare. Anche la nostra giornata si è rallentata, molti impegni sono venuti meno, i pochi da gestire si sono incagliati nelle connessioni rallentate di internet, la pigrizia ha iniziato a insinuarsi nella gestione del tempo, delle attività, nel curare le relazioni e le amicizie.
Si, tempo sospeso anche nelle relazioni, che, pure loro, sono diventate sospese. Un lato positivo è che si è diventati più comprensivi verso chi il lockdown lo viveva anche senza il virus, non aveva mai tempo per nulla, riusciva a fare solo una cosa per volta. Ed entrava in crisi se gli si chiedeva una cortesia, di fare due cose insieme o una uscita, fosse pure per un caffè.
Si teme il virus, si teme un nuovo contagio, si è diventati diffidenti. Vale la pena uscire, se restando in casa si possono risolvere tante cose in tutta sicurezza? Ecco ancora un tempo senza attesa o con attesa costante di una telefonata, un tempo senza che si possa programmare, fare progetti, assumere impegni. Un tempo di timore.
Ma come vivere la socialità nel tempo sospeso, vincendo pigrizie e timori, e ritrovando antichi entusiasmi?
Ci sono nuove forme di socialità che sono state scoperte o sono nate proprio con chi o nel modo che non ci si aspettava. La creatività e il desiderio di socializzazione hanno creato nuove e diverse esperienze di incontro.
Pochi mesi di permanenza forzata in casa non hanno cancellato la voglia di contatto e l’istanza di un incontro vero. Un contatto magari selezionato. L’inedito ci ha costretto a ripensare i volti e quello che cerchiamo, rivalutando i nostri valori e i nostri legami, e scegliendo chi vale davvero frequentare.
Il distanziamento sociale, che in verità era già iniziato con la fuga sui social media e dentro la tecnologia, ha creato una velocità tale di contatti, relazioni, amicizie antiche, nuove, future, che di fatto hanno creato confusione e incertezza.
Ma la tecnologia non può sostituire un legame. Resta l’importanza del volto e l’isolamento ci ha dato proprio questa opportunità, quella di renderci conto del valore del tempo e di come meglio utilizzarlo, non rincorrendo più una socialità indifferenziata ma dando valore ai singoli legami, a quelli più importanti.
Gli incontri su Zoom o gli aperitivi su WhatsApp servono solo fino a un certo punto. Il problema della tecnologia è che ancora non riesce a trasmettere il senso del contatto, il più importante nella socialità, quello che fa tanto bene perché aiuta a calmare ansie e paura, e dona sicurezza e tenerezza.
Attendiamo il ritorno al futuro che avrà un sapore d’antico con le sfumature malinconiche e struggenti del tempo sospeso, che si trasforma in un tempo nuovo e ricco di vivacità e rinnovata voglia di fare.