Ogni anno a novembre la Chiesa italiana celebra la “Giornata nazionale del ringraziamento”, un’occasione privilegiata per dire grazie al Creatore per i frutti della terra e del lavoro umano e per dedicare attenzione al mondo agricolo, custode da secoli di preziosi valori, che sollecitano l’immaginazione e i ricordi dell’infanzia, in cui era più sentita l’alternanza delle stagioni e il contatto con la natura.
Diventa anche un’occasione per approfondire la conoscenza dei valori del vivere in campagna che oggi vanno considerati in una visione nuova, adeguata ai tempi, moderna, secondo la quale il cittadino e il consumatore riconsiderano le ragioni di un’alleanza tra campagna e città, vitale per la società contemporanea.
Ad aiutare la riflessione c’è un documento dell’episcopato italiano Frutto della terra e del lavoro dell’uomo relativo al rapporto tra “mondo rurale che cambia e Chiesa italiana”, pubblicato dalla Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.
Il documento, ampio e denso di contenuti e riferimenti scritturistici, mette in evidenza il legame eucaristico tra l’uomo e la creazione. Il concetto che vuol far passare è quello di non considerare la terra solo come bene economico, ma come scuola di vita per il cristiano, in quanto “l’agricoltore che aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra diventa icona per tutti coloro che aspettano la venuta del Signore”.
Inoltre, pane, vino, acqua, olio – i frutti della terra – attraverso i sacramenti stabiliscono il legame eucaristico su cui si fonda la sensibilità ecologica della Chiesa e il richiamo alla condivisione che si estende alle generazioni future. Il rispetto dell’ambiente, infatti, diventa la nuova cifra interpretativa della pastorale sull’agricoltura e sul mondo contadino. Vincente è la valorizzazione del tipico: un turismo intelligente e rispettoso dell’ambiente, l’agriturismo, l’uso limitato e responsabile dei pesticidi, lo sviluppo qualitativo e non quantitativo.
In altri termini, il confronto che contrapponeva la città (luogo della cultura e delle professioni) alla campagna (luogo della ruralità, dell’artigianato e di un basso tenore tecnologico) con l’avvento delle nuove tecnologie va lentamente smarrendo il suo carattere conflittuale per risolversi in inedite forme di convivenza. Anche perché l’odierna campagna, specie nel meridione, non è più quella abbandonata e triste di un secolo fa. Il contadino di allora è stato sostituito da una figura sociale diversa, dato che la tradizione rurale si è modificata profondamente.
Il documento ancora ci offre una Chiesa che sa ragionare in termini di costi e prodotti, pone la situazione dei giovani imprenditori ostacolati da problemi finanziari, denuncia le manovre speculative, si preoccupa della gestione delle risorse idriche e dello spopolamento delle montagne, propone l’incontro delle diverse identità degli immigrati, sempre più numerosi nel mondo rurale.
Nel documento, inoltre, si riscontra la consapevolezza della situazione socio-culturale e l’urgenza di una nuova spinta evangelizzatrice che si propongono di valorizzare la dignità di chi lavora la terra, con una Chiesa vicina, fiduciosa, attenta nell’indicare un modo di vivere la fede da protagonisti anche nel mondo rurale.