La Conferenza mondiale “Science for peace”, ‘Scienza per la pace’, di questa mi ricordo soprattutto quando penso a Umberto Veronesi, che ieri ha cessato di vivere, alla veneranda età di 90 anni.
Alla Università Bocconi di Milano radunava il fior fiore degli scienziati e degli uomini e donne che lottavano per un mondo di pace e per questo avevano pagato con il rigore della prigione e con l’esilio.
Nel 2008 aveva concepito e realizzato questa sua convinzione, che la scienza dovesse dare un contributo decisivo per combattere la carestia, la fame e fornire utili espedienti per coltivare la terra, in maniera rispettosa e naturale, anche nelle zone più impervie, più aride. Fra poco avrebbe dovuto presiedere la 8^ Conferenza il 18 di novembre.
‘Tutti possiamo contribuire a costruire la pace!’ – diceva, sottolineando il grande apporto che possono fornire gli scienziati e ‘gli uomini e le donne di buona volontà’ per giungere alla pace nel mondo, intesa non come assenza di guerra, ma come sforzo e impegno per portare benessere, libertà, istruzione e cibo a tante popolazioni che ancor oggi soffrono e muoiono per i conflitti in corso.
Questi alcuni dei temi trattati con il coinvolgimento della Università e Ricerca: l’attenzione alla formazione in ambito oncologico nelle aree di crisi; il rilancio a livello europeo del dibattito sulla razionalizzazione delle spese militari e su un coordinamento civile e militare più integrato come primo passo verso l’esercito unico europeo; il Codice di responsabilità bancaria in materia di finanziamenti al settore degli armamenti.
Un banchetto di saggi, al quale partecipavano scienziati e Premi Nobel, fra cui l’iraniana Shirin Ebadi, invitati ad illustrare le prospettive per un’efficace prevenzione dei conflitti attraverso la conquista dei diritti fondamentali dell’uomo: la salute, l’educazione, la sostenibilità ambientale e l’accessibilità al cibo.
Un grande medico, Umberto Veronesi, un grande oncologo e uomo di pensiero, libero, come quando si esprimeva contro quelli che riteneva pregiudizi, come la paura del nucleare o l’utilizzo dei prodotti ogm, organismi geneticamente modificati. Non lesinava l’impegno sociale nelle battaglie di civiltà contro l’ergastolo ritenuto ‘un oltraggio alla scienza’ ed era duro contro il regime carcerario di isolamento previsto dal 41 bis, ‘anticostituzionale, antiscientifico e antistorico e pertanto da abolire’.
In un suo intervento al convegno su detenzione e diritti umani, organizzato dalla Camera Penale di Milano, Veronesi aveva ricordato che ‘il male non esiste nell’uomo, che ha soltanto un’origine ambientale e non genetica e che la scienza ha dimostrato come il cervello si rigeneri continuamente durante la vita’. Perciò diceva che in base a questi due presupposti ‘condannare un uomo di 40 anni per un delitto commesso a 20 è come condannare un’altra persona perché, ormai, non è più lui’.
Questo è stato Veronesi che non riteneva doversi assuefare al pregiudizio e alla sconfitta, anche nei confronti del tumore. Si adoperava per affermare il trionfo della libertà e della scienza e nel sostenere le ragioni della vita sulla malattia e della giustizia sulle carestie e sulla fame, che portano sofferenza e male in una parte del mondo, mentre un’altra soffre di obesità. Il suo monito, la sua lezione!