Tutti noi sappiamo che la tecnologia non è un bene o un male in sé,
ma dipende dall’utilizzo che se ne fa, essendo solo uno strumento.
E’ indubbio che tra marzo e aprile di quest’anno, ossia nei due mesi di lockdown e di isolamento forzato a casa, causati dalla fase più acuta della pandemia da Covid-19, il web e i social media ci abbiano davvero aiutato molto, forse “salvato” sotto diversi punti di vista.
A partire dal mondo del lavoro, dove grazie alle tecnologie attuali è stato possibile iniziare a lavorare da casa, senza avere la necessità di recarsi fisicamente in ufficio. Si è avviata così una fase di smart-working di massa, sia nel settore pubblico che privato, come non era mai accaduto prima. Alcune aziende erano più preparate di altre – grazie a investimenti in tecnologia, formazione e organizzazione aziendale -, altre lo erano meno e si sono mostrate meno competitive durante uno scenario di forte crisi e di contrazione dei consumi. Lo smart working ha aperto scenari nel mondo del lavoro post-covid impensabili fino a qualche mese fa, tanto da aver avviato un grande dibattito se siano maggiori i benefici o i costi di questo esperimento sociale di massa.
Dopo lo smarrimento iniziale, dovuto soprattutto all’impreparazione di molte aziende e alla mancanza di test di crisis management, le persone dotate in casa di adeguati device per lavorare (almeno un pc prestante e un Wi-Fi decente), si sono presto abituate al nuovo sistema di lavoro, trovando in esso più vantaggi che svantaggi. A cominciare da un maggior senso di fiducia verso la propria professionalità e senso di engagement. Il tutto ha favorito la flessibilità, la responsabilizzazione e il grado di autonomia del lavoratore, avviando la sua trasformazione da “dipendente” – cioè valutato in base al tempo di lavoro svolto in ufficio – a “professionista”, e quindi valutato in base ai risultati ottenuti (il classico cartellino fantozziano è ormai da considerarsi come un retaggio di un passato giurassico nel mondo del terziario e dei servizi).
Sembra ormai ineludibile un cambio di mentalità all’interno delle aziende, ossia passare a una valutazione dei propri dipendenti per obiettivi e non per numero di ore passate in ufficio. Un cambio di paradigma che potrebbe aumentare la produttività e la felicità dei lavoratori, portando benefici anche per le aziende. Verrebbe forse ridimensionata la figura del dirigente, ma probabilmente basterebbe anche qui adottare un cambio di mentalità. Il manager dovrebbe trasformarsi in una figura che motivi il proprio team, selezionando le priorità e gli obiettivi da raggiungere entro determinati limiti temporali e di budget, dando infine fiducia ai propri collaboratori senza più controllarli dal vivo in ufficio. Va detto anche che lo smart working evidenzia ancora molte lacune in Italia sotto il profilo normativo, tra tutte quelle del diritto del lavoratore alla disconnessione, per non rischiare di trasformare l’ambito privato in un ufficio aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Nella sfera privata, il web e soprattutto i social media ci hanno invece salvato dal perdere le relazioni sociali, facendoci sentire un po’ meno soli, grazie alle videochiamate e alle applicazioni di messaggistica. Lo dimostrano i dati: nel mese di marzo, secondo uno studio realizzato da Comscore, in Italia i social media sono stati utilizzati da 36,7 milioni di persone (ovvero il 94% di quelle che hanno navigato in rete), mentre sono state 33,8 milioni, pari all’87% della popolazione on-line, quelle che hanno usato i servizi di instant messaging.
Mediamente ogni persona ha trascorso ogni giorno 40 minuti sui social (+53% del tempo su marzo 2019) e 28 minuti sulle app di messaggistica (+77% del tempo su marzo 2019).
Ai primi posti delle piattaforme social più utilizzate troviamo in vetta YouTube, seguita da Facebook, Whatsapp e Instagram. TikTok è invece il social con il maggior tasso di crescita, arrivando a raggiungere i 7 milioni di utenti unici a marzo 2020, con un’audience quasi pari a quattro volte rispetto a quella registrata a marzo 2019. Allo stesso modo è significativa la crescita di Pinterest, che supera i 12 milioni di utenti unici grazie al +112% di incremento rispetto a marzo 2019.
I dati, seppur riferiti solo al mese di marzo, sono eloquenti. Se non avessimo avuto le tecnologie adatte per rimanere connessi, scriverci e video-chiamarci, non avremmo potuto né lavorare, aggravando così la già grave crisi economica in atto, né fare acquisti online (l’e-commerce è esploso in questi mesi), né rimanere in relazione a distanza con amici, parenti, conoscenti e colleghi, anche per fare un aperitivo.
Tutto questo ha dimostrato come mai prima d’ora le potenzialità e la centralità del web e dei social media nella nostra epoca. Un ruolo che potrebbe ulteriormente amplificarsi in un prossimo futuro, aprendo la strada a un nuovo mondo post-covid, forse più ecosostenibile, felice e, in ultima analisi, “umano” grazie proprio alle nuove tecnologie già disponibili.