Ma è possibile che con tutti i problemi che assillano l’Europa ci si debba perdere a dissertare del “burkini”, il noto indumento da bagno in uso alle donne islamiche?
Entriamo un po’ di più nel merito della questione e vediamo quali sono state le prese di posizione, le opinioni espresse a livello mediatico ma anche politico. In Francia lo si vorrebbe vietare ed il premier Valls l’ha detto chiaramente anche se sa che non si può fare, la Merkel ha detto, molto più indirettamente, che una donna col burkini difficilmente in Germania potrà ben integrarsi, il nostro governo ha fatto sapere che di divieti in Italia non se ne parla perché, sintetizzo, una proibizione potrebbe “irritare” i terroristi che fino ad ora ci hanno lasciato in pace. Non servono commenti.
Ma vediamo le norme. La legge impone di lasciare libero il viso, e questo nelle democrazie occidentali è vero per tutti. Quindi il burkini non viola la legge, così come non la violano i vestiti delle nostre suore, ne le tenute particolari dei sub o similari. Il fatto che a questo indumento si voglia attribuire un significato religioso, non cambia la situazione: in uno stato laico, Francia in testa, la religione e l’osservanza delle sue regole, ivi comprese le tradizioni nell’abbigliamento, sono un fatto personale che non riguarda la collettività. Il burkini non è un indumento “religioso”, tutt’altro, anche se oggi così lo si vuole catalogare. E comunque questo aspetto non potrebbe giuridicamente consentirne la messa al bando.
Rimane la motivazione legata al particolare momento di “rifiuto” di tutto ciò che è riconducibile all’Islam da parte dell’opinione pubblica, rifiuto che potrebbe in particolari frangenti costituire un problema di sicurezza e di ordine pubblico”. Il Sindaco di Cannes che ha proibito il burkini nella sua municipalità, ha affermato che “l’uso di un costume da bagno che indica un’appartenenza religiosa – in un Paese in cui luoghi di culto religioso sono stati e potrebbero essere ancora bersagli per attentati terroristici – può creare pericoli per l’ordine pubblico”.
Sorta in Francia, la polemica si è estesa a macchia d’olio in Belgio, Germania, Italia ed ha superato anche le frontiere di Shengen ma con diversa accoglienza. In luoghi dove l’integrazione islamica è meno problematica e più consolidata, ad esempio Londra, la capitale britannica ha un Sindaco musulmano, si ironizza sulle dimensioni assunte dal contenzioso ed i media si esprimono (BBC) con inviti alle autorità “….ad imparare a cogliere le differenze” tra una donna in burkini ed un uomo in tenuta da sub. Anche negli USA, dove la comunità islamica è ben integrata e dove la tolleranza nei confronti delle più disparate religioni è totale, si ironizza (NYT) che “…..la Francia ha scoperto una nuova minaccia alla sua sicurezza: il burkini”.
Di vero c’è che le misure adottate sono state decise nell’emergenza di dare segnali, sono atti strumentali per far credere ai cittadini che le istituzioni “stiano facendo qualcosa” per rigettare le provocazioni (tra cui anche il burkini?) proprie della diffusione del fondamentalismo, e sono giustificate dalla stringente necessità di evitare disturbi all’ordine pubblico. Problemi al riguardo potrebbero proprio insorgere dall’ostentazione, anche in costume da bagno, di un’appartenenza ad una religione, l’Islam, cui fanno sempre riferimento i terroristi, anche quelli che hanno colpito vigliaccamente un inerme ministro della chiesa francese. Per contro non dimentichiamo che tra meno di un anno in Francia si eleggerà il nuovo Presidente e che i primi accenni di campagna elettorale già tracciano solchi di dure posizioni nei confronti dell’Islam. Le elezioni in occidente, in questo contesto così sensibile, rappresentano sempre un elemento di debolezza per i governi.
Forse abbiamo perso ancora! Ed allora perché meravigliarsi dell’enfasi data al burkini, un indumento che nei commenti e nelle valutazioni dei media è quasi divenuto un paramento per riti religiosi islamici?. Come hanno osservato alcuni opinionisti, “la religione però c’entra solo indirettamente”, è passata in seconda fila dopo che un dibattito foriero di contrasti si è acceso nella nostra società, suscitando emozioni che hanno mosso la stampa e le autorità fino ai capi di Governo, come forse volevano coloro che sono impegnati ad estendere il fondamentalismo tra di noi e che hanno nostro malgrado così conseguito un ulteriore successo.