Strateghi, giornalisti, opinionisti, mediocri d’eccellenza, esperti di che cosa non si capisce…la televisione è accesa. Fuori piove e non ho neanche un cane che mi invogli a uscire per i suoi giretti di necessità. Resto in casa, in fondo oggi non mi dispiace. Ho indossato degli abiti che per tonalità di colori assomigliano al colore del mio divano, mi mimetizzo, un gioco infantile e se non fosse ridicolo chiederei a chi è in casa di provare a cercarmi. In fondo desidero solo di nascondermi. Mi dico “oggi non ci sono neanche per me stesso”, i pensieri si possono ammansire, socchiudere gli occhi, una sorta di estraniazione. Fuggire o meglio immaginare vie di fuga per il tempo utile a vivere in una dimensione altra,serve? Se proprio dobbiamo fare i “filosofi” verrebbe da chiedersi quale poi sia la reale dimensione, quella che crediamo di vivere ripetendo per consolidata paura del cambiamento gestii e scelte collaudati o quella del mondo onirico dove siamo condotti inconsapevolmente a vivere il sogno e ci sentiamo liberi da freni e inibizioni.
Negli ultimi giorni sono stato in giro per librerie e luoghi di diffusione del sapere parlato e scritto. Autori importanti, griffati pensieri, sgomitanti sconosciuti e… pure io ho fatto la mia parte consapevole che oltre le parole non si va e che al più è un buon esercizio di allineamento di parole pronunciate con lo scopo ultimo di piacere e piacersi. Mi sono chiesto se e veramente la libertà sia la vera aspirazione degli uomini. Assisto rassegnato a inutili verbalità e agitazioni mimiche di chi spesso ha paura della libertà e allora invoca fantasmi di un passato che non torna malgrado le evocazioni. Paura? Credo che per alcuni la grande paura potrebbe essere quella di accorgersi di essere più liberi di quello che non avrebbero mai immaginato. Gli schiavi si affezionano alle proprie catene, se ne sentono rassicurati, se si accorgessero che le catene sono solo un alibi? potrebbero fare delle scelte? si porrebbero il limite dato dal fatto che scegliere non è esente da rischi? Mi sono ricordato di un pensiero di JULES Renard “l’uomo veramente libero è colui che rifiuta un invito a pranzo senza sentire il bisogno di inventare una scusa”, bella vera? Poi mi accorgo che in tanti cercano invece quell’invito per brigare e barattare la propria libertà
Ogni volta che mi parlano di libertà il mio sguardo va all’orologio indossato dall’oracolo di turno, quanto sarà costato in termini di onestà intellettiva, qualcosa però ho imparato ed è che la libertà spiegata è come i cibi precotti. Dubbi, slanci a volte errori forse questi sono alcuni degli ingredienti per percepire limiti o l’assenza di confini, la libertà non è solo fare quello che ci piace, ma poter scegliere di fare quello che si deve. Ricordo di aver letto che “se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà”. Lo stesso Pier Paolo Pasolini aveva scritto che: chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene. E allora come non dare ragione a Leo Longanesi quando sostiene che: non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi. Nella mediazione tra ciò che voglio e ciò che devo ho scelto in libertà di non scegliere, almeno per oggi voglio credere di essere libero e se non lo sono veramente almeno credere di esserlo. Sono ancora sul divano, sono passati pochi minuti, apro gli occhi, la televisione è li ancora accesa, che trasmettono? vedo gente incollata sulle poltroncine di trasmissioni d’intrattenimento domenicale recitare la propria particina liberi di sentirsi protagonisti di non so cosa.
In un atto di eroica ribellione mi sollevo dal divano, apro la porta di casa, scendo le scale, esco. Il portone si chiude alle mie spalle sono senza ombrello, ho dimenticato le chiavi e l’inseparabile telefonino e come se non bastasse mi ricordo che da ieri non funziona il citofono. E’ vero che siamo liberi di scegliere le nostre azioni, un poco meno di governarne le conseguenze, mi predispongo a risolvere il tutto con un’alzata di spalle.