Gli attestati di “Paladini delle Memorie” sono assegnati a persone che hanno avuto a cuore il “perpetuarsi delle memorie” di grandi uomini e donne.
Martedì 5 novembre ore 17,00 in Sala Alessi di Palazzo Marino è stata insignita del premio la senatrice a vita e testimone degli orrori dell`Olocausto, Liliana Segre, in un momento particolare della storia italiana in cui si susseguono gli insulti antisemiti e di odio tanto che il Parlamento ha istituito una Commissione per analizzare il fenomeno e suggerire modalità di contrasto.
L`iniziativa “Paladini delle Memorie 2019” è stata promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunale, Unuci-Unione Nazionale Ufficiali in congedo d`Italia e Associazione Nazionale delle Voloire.
E’ stato riconosciuto con questo premio un abbraccio solidale ad una “donna coraggiosa che ha voluto, con impegno, mantenere viva la memoria sulla più grande tragedia dell`umanità, la Shoah”.
Le parole di ringraziamento della senatrice a vita sono dolenti e allo stesso tempo cariche di speranza: “Il mio messaggio, non solo di questi giorni ma da sempre, da 30 anni è contro l`odio, contrapponendo ad esso l’amore che vince sull`odio come la vita vince sulla morte”.
Difatti ha cercato di raccontare la sua storia e di testimoniare la Shoah senza mai usare la parola odio perché “io l`ho vissuto l`odio e ho visto come dalle parole si passa facilmente ai fatti”.
Ha infine ammonito che quando si parla di memoria si rischia di fare un atto dovuto, un rito stanco. E ha dato atto che lo spirito dell’iniziativa odierna sia appunto di combattere questo rischio.
“Fare memoria è una cosa difficile e impegnativa: significa contrastare senza retorica ogni rischio di indifferenza”, ha sostenuto il presidente del Consiglio comunale di Milano, Lamberto Bertolè.
Il generale Camillo de Milato, presidente del comitato dei paladini ha concluso, ribadendo rivolto ai premiati: “Fino adesso avete diffuso la memoria. Da questo momento, da paladini, la memoria la dovete anche difendere, per evitare che la storia possa essere riscritta”.