La sicurezza è un tema al centro dell’attenzione di ogni talk show che ci viene propinato da tutte le reti televisive, nessuna esclusa. E d’altronde, essendo uno dei cavalli di battaglia di un preciso schieramento politico, è più che ovvio che l’argomento sia sempre in primo piano. Purtroppo, al di là degli schieramenti ideologici che si fronteggiano sull’argomento, tra coloro che ritengono il problema sicurezza reale e quelli che parlano di “insicurezza percepita” ma non reale, bisogna riconoscere che questo problema nelle nostre città esiste davvero. In qualcuna un pò meno accentuata, in qualcun’altra ormai giunta a livelli estremi. E la stessa classificazione si può fare all’interno delle città tra zone, rioni e quartieri diversi.
A cosa sia dovuta la recrudescenza del crimine spicciolo, quello che incute timore e spesso anche paura nei cittadini, sono stati dedicati studi di valenti sociologi che ci restituiscono diverse ipotesi.
Per esempio, la migrazione delle attività commerciali dalla città verso i centri commerciali situati in periferia, che desertifica i centri cittadini rendendoli luoghi insicuri.
C’è poi la ripresa del mercato della droga, spesso sottovalutata perché ritenuta un fenomeno ormai sotto controllo, che crea una miriade di micro-criminali, causa di insicurezza.
Anche la crisi economica-finanziaria ha aggravato le condizioni di vita dei meno fortunati che, a volte, abbracciano il crimine quale unico sistema di sostentamento.
E ancora, il sistema giudiziario italiano, che fa acqua da tutte le parti con i suoi tempi lunghi, non assicurando la certezza della pena rende meno rischiosa la carriera criminale.
E potremmo continuare ancora per molto nella disanima delle ipotesi, e delle ricette spesso ideologicizzate che si propongono per combattere il fenomeno.
Ma accanto al grande problema della delinquenza vera e propria, se ne è presentato un altro, non meno allarmante, che contribuisce ad alimentare la percezione di insicurezza dei cittadini; quello delle baby gang che aggradiscono passanti per rapinarli o solo per esercitare una gratuita violenza, o compiono atti di vandalismo contro proprietà pubbliche e private e a volte anche ai danni del nostro patrimonio artistico,
Un problema che si aggiunge ad un altro. E qui non si possono certo tirare fuori scusanti economiche, di dipendenza, di devianza indotta da stato di bisogno o altro. Qui si deve parlare solo di un disagio giovanile determinato da una cattiva struttura educativa che, partendo dalle agenzie pubbliche (scuola prima di tutto), arriva fino alla famiglia.
Da parte delle agenzie educative pubbliche lo sfacelo è totale. La scuola non riesce ad instillare quel senso civico che domani renderebbe cittadini migliori gli studenti di oggi (le notizie di docenti minacciati e picchiati sono all’ordine del giorno). Intere generazioni, cresciute all’ombra di un lassismo educativo figlio di una male interpretata pedagogia basata su una presunta democratizzazione dei metodi, ha portato alla totale assenza di rispetto nei confronti degli altri, e di conseguenza delle autorità (le aggressioni al personale medico negli ospedali, per esempio, sono sintomatiche).
L’abolizione della leva obbligatoria ha poi azzerato ogni e qualsiasi senso gerarchico, spirito di sacrificio e senso di appartenenza.
Le famiglie spesso non hanno gli strumenti per assolvere al loro compito educativo. E ciò avviene per mancanza di istruzione nei ceti più bassi della popolazione, o anche per sistemi valoriali orientati al successo personale che distrae dalla funzione genitoriale negli strati della popolazione che dispone di adeguata istruzione. Spesso ci si trova di fronte a giovani accusati di azioni di micro criminalità o di vandalismo provenienti da famiglie” bene”.
In sostanza, l’abbattimento del sistema valoriale, sostituito dalla convinzione di poter fare tutto quello che si vuole, ha prodotto un imbarbarimento della nostra società.
Anche nella nostra zona il fenomeno si è aggravato, e gli esempi di micro criminalità e di devianza minorile sono sotto gli occhi di tutti. Lo sono per gli arredi urbani vandalizzati subito dopo la loro posa a San Giuliano Milanese, per la distruzione del muretto divisorio sul marciapiedi di Sesto Ulteriano, per l’imbrattamento dell’alto rilievo del Leone alato a Melegnano, e per molti altri esempi che da qui non citiamo, ai quali presto sicuramente se ne aggiungeranno altri.
I proclami non bastano più e l’azione repressiva delle Forze dell’Ordine è necessaria ma non risolutiva.
Ci vuole coraggio intellettuale ad ammette gli errori del passato e, una volta fatto il mea culpa, bisogna impegnarsi con azioni concrete per avviare una nuova rinascenza della civiltà che parta proprio dai giovani, ma non trascurando anche altre fasce d’età che non sono messe meglio sotto questo aspetto.
Per fortuna, come sempre, la stragrande maggioranza della popolazione è sana. Ci sono tanti cittadini, giovani e meno giovani, che meritano il rispetto dovuto alle persone per bene, e il modo per dimostraglielo da parte di chi gestisce la cosa pubblica è proprio quello di affrontare con misure concrete il problema della sicurezza.
Se chi governa trovasse un pò di tempo, magari tra le pieghe dei suoi molteplici impegni per far quadrare i conti, anche per riconfigurare normativamente un sistema educativo carente, si potrebbe cominciare a mettere mano al problema sicurezza e, perché no, dare avvio alla costruzione di quell’uomo nuovo che sarà il cittadino di domani.