Per il loro nuovo album – il secondo, che arriva quasi sei anni dopo “Zeno” – I Quartieri hanno deciso di giocare con uno degli acronimi più popolari e usati nella vita di tutti i giorni. ASAP…. AS SOON AS POSSIBLE… AL PIÙ PRESTO POSSIBILE.
Un titolo volutamente autoironico – metterci sei anni per fare un disco, nel 2019, è un fatto talmente antistorico che finisce quasi per fare il giro – ma che riflette bene la natura delle otto canzoni che lo compongono. La band composta da Fabio Grande, Paolo Testa e Marco Santoro (tutti poco più che trentenni) si muove su binari altri rispetto a quelli della frenesia che regna ai giorni nostri.
Scrivono canzoni pop, ma lo fanno in un modo diverso dal pop che è in voga ora nel nostro paese.
Guardano altrove: ai Radiohead, agli XX, ai Grizzly Bear ma anche a certo hip hop da cui in qualche modo hanno ripreso (e suonato) le ritmiche.
Le loro canzoni piegano lo spazio e il tempo, avvolgono l’ascoltatore come in una sorta di liquido amniotico. Una morbidezza psichedelica che ben si accompagna ed esalta la voce e i testi di Fabio Grande. Testi che partono dal personale per arrivare a cantare l’universale.
L’immensamente piccolo e l’immensamente grande.
“ASAP” è un disco nato in completa autonomia, prodotto, registrato e mixato dallo stesso Fabio Grande (già con Colombre, Maria Antonietta e tanti altri) e pubblicato da 42 Records (una delle più importanti label italiane, garanzia assoluta di qualità).
Anticipato dai singoli Vivo di notte e Siri (entrambi accompagnati da due videoclip che sono a loro volta delle piccole opere concettuali), “ASAP” conferma e amplifica il legame della band con la scuola romana (quella di Riccardo Sinigallia e Niccolò Fabi, per capirci) di cui sono degni eredi e promotori.
Ecco le date del tour:
– 18/10 MONK Roma con i Laago!
– 24/10 Magazzino sul Po Torino
– 25/10 Astro Club Pordenone
– 26/10 Circolo Ohibò Milano
– 15/11 Dejavu Drinkandfood Teramo
– 23/11 The Cage Livorno con i Laago!
I QUARTIERI – Nel 2010, quando parlare di indie italiano non era ancora così di moda, divenne un piccolo caso un EP pubblicato solo in digitale da 24, la collana editoriale che 42 Records aveva all’epoca dedicato solo a quel formato. L’EP, intitolato Nebulose, era intestato alla misteriosa band romana I Quartieri: misteriosa non tanto perché giocava col concetto di identità, cosa poi divenuta abbastanza uno standard del nuovo pop italiano, ma proprio perché non si capiva dove finissero i confini del cantautore e iniziassero quelli della band (e sì, anche in questo hanno abbastanza anticipato i tempi). Il loro primo album, Zeno, uscito sempre per 42 Records nel 2013 e distribuito da Universal, fu molto amato dalla critica, che li indicò come eredi designati di quella nuova scuola romana che negli anni ’90 aveva sfornato talenti come Riccardo Sinigallia, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi, fra gli altri.
Alcuni brani di Zeno sono stati poi scelti per la colonna sonora della prima (9002) e della seconda (Organo e Autostrada Blu) stagione di Suburra, la popolare serie TV di Netflix con Alessandro Borghi.
Un ponte tra il vecchio e il nuovo: questo sono stati I Quartieri, tra i veri e propri apripista di quella scena romana che partendo dai club è arrivata alla conquista dei palazzetti dello sport.
È cambiato tanto in questi sei anni e Fabio Grande, Marco Santoro e Paolo Testa lo sanno bene. Mentre Fabio ha approfondito il suo ruolo da produttore artistico lavorando agli album di Maria Antonietta, Joe Victor, Colombre e tanti altri, I Quartieri si sono presi il tempo necessario per confezionare un disco che non vuole essere solo il successore di Zeno, ma una ripartenza.
Fonte: Ufficio stampa GDG Press