L’Arabia Saudita, da tempo alle prese con una crisi interna dovuta anche alla guerra del petrolio persa con gli Stati Uniti, ha volutamente aperto una crisi internazionale nel mondo islamico ma non solo, decretando l’esecuzione di una cinquantina di condannati a morte assieme all’Imam sciita Nimr Al-Nimr, esecuzione che ha ovviamente riacceso odi e rancori storici tra Teheran e Riad.
La reazione di Teheran, bandiera degli Sciiti nella galassia islamica, non si è fatta attendere ed è stata decisa e virulenta. Tutti sono convinti che l’esecuzione dell’Imam sia stata disposta per calcolo politico proprio per provocare la reazione iraniana allo scopo di sparigliare le carte nella regione e riportare l’attenzione su Riad. L’Arabia Saudita infatti, in questo periodo non gode di grandi consensi ed è stata messa un po’ in sordina dall’accordo sul nucleare iraniano e dalle sconfitte nella gestione della crisi yemenita dove l’intervento militare del principe Mohammad per sedare la rivolta degli Houiti sciiti si e trasformato in una cocente disfatta con centinaia di morti civili.
Al Nimr era un esponente religioso, il principale riferimento per la comunità sciita sia saudita sia di tutta la regione. La sua concezione religiosa si basava sulla tolleranza, non era funzionale alla politica ed agli interessi di Teheran nei cui confronti era molto critico così come era ugualmente critico verso il siriano Assad appoggiato dagli Ayatollah, che definiva coraggiosamente “dittatore sanguinario”.
Uccidendo l’esponente religioso sciita, il potere saudita ha chiuso la bocca ad uno dei suoi oppositori più attivi, sicuramente il più ascoltato per il carisma di cui godeva anche fuori dal Paese.
Al Nimr era stato il punto di riferimento e l’animatore delle manifestazioni di protesta che nel 2011, ma in misura minore anche recentemente, avevano scosso la parte orientale del regno saudita, dove gli sciiti sono più presenti.
In Arabia Saudita, paese di diciotto milioni di abitanti custode dei luoghi santi e dell’ortodossia sunnita, i circa due milioni di cittadini sciiti sono da sempre emarginati e tenuti al di fuori da ogni responsabilità od autorità anche a livello locale. Vera e propria minoranza, essi soffrono per una situazione di pesante marginalizzazione nel paese, mal digerita da tutto il mondo sciita, soprattutto dagli iraniani che di tale mondo sono la massima espressione politica ma anche religiosa.
Paladino dei suoi fedeli, Nimr Baqer Al-Nimr nel 2011 aveva rivendicato condizioni di vita paritarie per la sua collettività, libere elezioni e sostenuto nei suoi discorsi che la monarchia saudita sarebbe stata ribaltata se le repressioni nei confronti degli sciiti fossero continuate.
Come predicatore, in occasione di riunioni pubbliche alle quali partecipava regolarmente nella capitale degli sciiti Qatif, nel 2011 aveva auspicato la secessione della parte orientale dell’Arabia Saudita a favore del Bahrein, a maggioranza sciita, e nel 2012 aveva plaudito alla morte del principe ereditario Abdelaziz.
Queste provocazioni furono considerate estreme ed inaccettabili dal regime che lo ha condannato a morte nel 2014 e che ora ha dato seguito alla sentenza decretandone l’eliminazione fisica.
Non violento per sua stessa dichiarazione, aveva sempre respinto l’uso della violenza, invitando i manifestanti a supportare le loro azioni con la forza della parole piuttosto che con quella delle armi. Vera e propria Icona delle cause arabe sciite, per i governanti sauditi, era invece solo un agente di Teheran. Nell’ottica saudita assolutamente imperdonabile.
L’esecuzione di Al Nimr è stata quindi un pretesto architettato da Riad. Le monarchie assolute del Golfo sono sempre più in difficoltà e mantenere il potere nell’area diventa sempre più difficile.
Le finalità perseguite dalla fratellanza Musulmana e da altri movimenti islamisti, molto attivi in tutto il mondo arabo, unitamente all’Iran ed al suo sistema organizzativo come Stato, rappresentano una vera minaccia per la sopravvivenza dei regimi monarchici nell’area.
L’Arabia Saudita, come già successo altre volte nella storia del mondo islamico, ha voluto quindi portare la partita sul piano del confronto/conflitto religioso, sulla supremazia dei sunniti sugli sciiti, nel tentativo di allontanare l’attenzione della società dalle rivendicazioni di maggiore democrazia, uguaglianza, diritti sociali e personali e quant’altro che da qualche tempo sono emerse anche in quelle latitudini e che rischiano di porre in discussione il ruolo assoluto dei monarchi ed il loro diretto potere sulle risorse petrolifere.
Per questo si rischia una guerra tra i due Paesi che potrebbe ripercuotersi negativamente sull’efficacia della lotta all’IS e sulla transizione in Siria nella quale Teheran e Riad sono dalla stessa parte, con conseguente ulteriore destabilizzazione in Medio oriente.
Putin e Obama, questa volta di conserva, dovranno assolutamente evitarla.
Foto in evidenza: L’Imam Nimr Baqer Al-Nimr, noto nel mondo islamico come Sceicco Nimr, esponente religioso di spicco degli sciiti.