Un itineraio d’arte si snoderebbe lungo l’asse principale di Poggiardo da sud-est, la strada da Vaste, la frazione storica, la messapica Basta o Baxta, visitando la Villa Episcopo della seconda metà dell’800, il Museo degli Affreschi Bizantini-Santa Maria degli Angeli, il rione Terra, il primo nucleo abitato, con accanto il Palazzo Episcopo e il Castello rinascimentale dei Duchi Guarini, poi verso ovest lungo Corso Matteotti, la Poggiardo neoclassica e novecentesca, la strada del Convento di San Francesco con il Cinema Anita chiuso ormai da decenni, che ha vissuto l’identica storia di Nuovo Cinema Paradiso, la mutilazione dell’arena estiva e l’idea di restaurarlo e poi alla Chiesetta di santa Maria della Grotta, al Cimitero, dove gli affreschi rinascimentali rischiano di scomparire smangiati dalla umidità delle pareti tufacee.
Accompagnati dalla musica e dalle canzoni del cantattore, il menestrello P40 di qui, la voce di Lucia Minutello, in arte donna Lucia, e dai gorgheggi di un artista salentino, Salvatore Brigante. Infine una pausa conviviale alla Puteca del Corso, che coniuga le radici antiche con le aspirazioni moderne. Nel corso della passeggiata la recita delle poesie salentine di Fernando Rausa, figlio di questa terra. I Beni materiali e immateriali, monumenti che nel tempo hanno reso illustre il paese, hanno bisogno di un restyling, un riconoscimento e una gestione che veda protagonisti i cittadini, singoli e associati, attraverso forme idonee di società e fondazioni, dopo aver acquisito al patrimonio pubblico i beni, in particolare il Castello Guarini e il Cinema Anita. Come gestire questo grande patrimonio con la partecipazione dei cittadini che si affianchino alla Amministrazione Pubblica?
E’ questo l’argomento dell’incontro promosso dalla Associazione Culturale Orizzonte, con sedi a Poggiardo e a San Giuliano Milanese, che intende sollecitare i cittadini a ri/conoscere i beni del proprio paese, la loro valenza culturale e a offrirsi come gestori in collaborazione con la Pubblica Amministrazione trovando i modi e le forme previste. L’incontro si terrà domenica 14 luglio ore 10,00 al Palazzo della Cultura di Poggiardo, in piazza Umberto I. L’Associazione Culturale Orizzonte, promotrice, ha preparato anche una petizione a donna Eleonora Guarini per la fruizione del Castello, ed è rivolto ai cittadini, alle associazioni e alla Amministrazione Comunale perché diventino oggetto di discussione, e successiva elaborazione di un progetto, l’acquisizione, la tutela e la valorizzazione dei beni culturali materiali e immateriali. Sono previsti interventi dello storico Anacleto Vilei, dell’archivista Filippo Cerfeda, della letterata Cecilia Toma e del cantattore Pasquale G. Quaranta, in arte P40. L’iniziativa è preceduta da una passeggiata artistica nel centro storico proposta dalla Associazione Culturale La Scatola di Latta venerdì sera alle 19,09. Partenza da Villa Episcopo.
A donna Eleonora Guarini, petizione per la fruizione pubblica del Castello di Poggiardo
«Lei discende da un nobile casato le cui origini si perdono nella notte dei tempi, ma non bui, splendidi, che rimontano al 1446 quando la regina Maria d’Enghien diede il Castello in ricompensa con titolo baronale ad Agostino Guarini. L’imponente maniero del tardo o basso medioevo, eretto nel passaggio verso la nuova epoca dell’umanesimo e del rinascimento, si impone sullo spiazzo antistante, ora Umberto I, che doveva essere la piazza d’armi, a fianco della chiesa madre e sopra la chiesa basiliana di S. Maria degli Angeli dell’XI secolo. Molte dominazioni si sono susseguite in queste terre: dai Messapi ai Normanni, e poi gli Svevi (1195-1266), gli Angioini (1266-1435), gli Aragonesi (1442-1502), gli Spagnoli (1506-1734) e infine i Borboni (1734-1861).
Leggiamo che i Guarini intrapresero vari lavori di fortificazione e che durante il regno di Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli, dopo la distruzione di Castro, il vescovo Luca Antonio Resta trasferì a Poggiardo la sua residenza.
Il duca Francesco Antonio, che vi alloggiò sino alla fine della sua vita, nel 1879, fu l’ultimo abitante del castello. Ne seguì il progressivo abbandono. Accanto al castello sorge il palazzo vescovile, edificio cinquecentesco, venduto ai Guarini e nei secoli successivi adattato a caserma e tabacchificio. Sull’architrave di una finestra si legge la frase latina che si riferisce al cane di Ulisse, Argo: ‘Difficile est Argum fallere’ (E’ difficile ingannare Argo). La struttura massiccia si alleggerisce nella forma tondeggiante della torre, innalzata poderosa a sud-est, verso il mare.
Diversi gli ingressi: uno accanto alla chiesa madre, laddove sorgeva il palazzo vescovile, poi l’altro sulla via di Mezzo che corre in direzione est-ovest, fra i due mari. Domina la piazza un ampio loggiato, su cui la famiglia ducale dei Guarini – si immagina – organizzasse feste danzanti e ascoltasse poemi accompagnati dal dolce suono della mandola o liuto. Un agrumeto alla base della torre cilindrica e lungo il fossato rende ancora più orientalizzante questa struttura massiccia e snella allo stesso tempo, descritta nel 1800 da Cosimo de Giorgi in ‘Bozzetti di viaggio’ nei minimi dettagli, con riferimento ai preziosi arredi e alla pinacoteca.
Il Castello ora è in stato di abbandono e rischia di essere compromesso senza un intervento e un progetto di recupero, che coinvolga la proprietà, il Comune, la Regione Puglia e i cittadini, singoli e associati, per i quali rappresenta il simbolo stesso della città. Certo, il Comune ha avuto la possibilità di farne un luogo di cultura, quando Lei glielo aveva dato in locazione con atto notarile del 23/10/1974 e l’obbligo di manutenerlo, ma poi ai primi problemi di dissesto statico nel 1976 l’Ente Pubblico si era ritratto e Lei era ricorsa in Tribunale per recedere dalla locazione venticinquennale.
Allora il Comune perse un’occasione d’oro, ma siccome il Castello è significativo per Poggiardo, insieme agli altri beni culturali fra cui la Villa Episcopo, Le chiediamo di riconsiderare quell’atto e trovare il modo di con/cedere con un gesto liberale all’Ente Pubblico o ad una Fondazione a Suo nome, questo monumento che ha ancora molto da dire, solo gli si lasci il tempo, prima che sia troppo tardi».